… e riportiamoci al presente

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“… e riportiamoci al presente”

admin 23 novembre 2020 11 Commenti

Il signor Giovanni Graziani chiede di intervenire da questo blog sull’articolo di un dirigente della Fim che, sotto pseudonimo, stronca in anticipo il servizio che Report sta preparando sulla Cisl.

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“Troppi giuseppini per un fimmino solo”, mi è venuto da pensare alla fine dell’articolo a firma Pietro Bertoli, comparso sul sito www.startmag.it e segnalato da un commento a questo blog.

Chi fossero i “giuseppini” permettetemi di spiegarlo più avanti; prima c’è da spiegare qualche dato di contesto in questa polemica. A cominciare dal fatto che Pietro Bertoli esiste, ma non si chiama così: si tratta, secondo il sito che ne pubblica il contributo, di un “dirigente della Fim” che scrive sotto pseudonimo. Mentre l’oggetto dell’articolo è un’anticipazione della prossima trasmissione di Report in cui si parlerà della Cisl. E si pensa che possa farlo in termini, purtroppo, non elogiativi. Ma non per la sua storia e per cosa ha rappresentato nella società italiana, bensì per il suo presente che non appare all’altezza di quella storia. A cominciare dal fatto di avere una dirigenza che non risponde di quello che fa.

Ad esempio, nell’anticipazione della puntata di Report (una di quelle trasmissioni che hanno per regola di sentire tutte le parti in causa) si vede chiaramente che Anna Maria Furlan, dopo aver detto a luglio che a settembre si sarebbe fatto intervistare, a novembre continua a negarsi.

Ma non è questo ciò che attira l’attenzione del dirigente Fim sotto pseudonimo; lui preferisce concentrarsi su Emilio Lonati, il quale invece si è fatto intervistare ed ha raccontato la propria versione dei fatti che lo riguardano e che hanno portato alla sua sospensione dalla Cisl. Sospensione che, per puro caso, ha coinciso con alcune sue prese di posizione critiche dentro alla Fnp seguite da ispezioni contabili. Un racconto dal quale non esce l’immagine di un’organizzazione lineare nei comportamenti, visto che si sanziona con l’ergastolo un divieto di sosta mentre chi ha violato platealmente i regolamenti economici viene messo nel collegio giudicante (e pur di non rispondere a Report nega di essere sé stesso).

“Beghe da condominio”, “tristi e meschine vendette personali”, “in mano dei giornalisti di Report non c’è molto più del nulla”, commenta perentorio il “dirigente Fim”. Che lancia la sua accusa: così si vuole “stritola[re] … un’organizzazione gloriosa in cui militano spesso con autentico sacrificio personale e con spirito di servizio tante persone che quotidianamente sono presenti nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, senza scandali, semplicemente al fianco dei lavoratori”.

Dopo essersi nascosto dietro ad uno pseudonimo (scelta legittima sul piano personale ma discutibile per chi si qualifica come “dirigente”; il “dirigere” richiede che non si usino maschere e si possa essere chiamati a rispondere, appunto, delle proprie condotte) “Bertoli” nasconde i problemi della Cisl e le condotte criticabili della sua dirigenza dietro all’abnegazione di tante e di tanti. Che però, proprio per il rispetto che si deve loro, non dovrebbero essere usati come scudi umani, piazzandoli fra una dirigenza irresponsabile e le domande sgradite dei giornalisti.

E non basta. “Bertoli” frappone come scudo anti-giornalisti a difesa della Furlan anche la storia “gloriosa” della Cisl per impedire che si parli del presente (e non rendendosi conto che, in questo modo, alimenta un paragone impietoso). Per far questo, dopo aver nascosto il suo, tira fuori tre nomi importanti: Giovanni Marongiu, Mario Romani e Mario Grandi. Tutti e tre defunti da tempo, e non in grado di confermare o smentire il pensiero che di fatto viene loro attribuito dal dirigente della Fim sulla Cisl attuale (perché Report indaga su questa, non sulla storia).

E i giuseppini? Il 19 marzo 1971, mentre la Cisl marciava verso il proprio scioglimento per confluire nel sindacato unitario (che in quel momento era considerato cosa fatta, ma poi non si farà), a Firenze si riunì, dietro a Mario Romani, l’area di quanti non volevano lo scioglimento e non condividevano la prospettiva dell’unità. A causa della data, e non senza un po’ dell’alterigia tipica di chi è convinto di avere il vento della storia in poppa, i fimmini capofila dell’unità ribattezzarono “giuseppini”, o “sangiuseppini” i partecipanti a quell’assemblea (qualcuno dice che la battuta sia da attribuire allo stesso Carniti).

“Dovrebbero istituire un’onoreficenza per noi giuseppini!”, diceva anni dopo il professor Grandi al professor Saba in un colloquio fra amici al quale ho assistito (era il 14 ottobre 1994, di ritorno a Roma da Fiuggi al termine di un convegno di studio della Fisba).

Ecco cosa c’entrano i “giuseppini”: quando nella Cisl c’era confronto interno e dialettica ai limiti dello scontro fisico (e qua e là anche qualche episodio oltre quei limiti) la Fim di Carniti stava da una parte, Pastore, Grandi e Saba stavano dall’altra (Marongiu credo che non frequentasse la Cisl all’epoca, ma la sua presidenza alla Fondazione Pastore è stata in continuità con il predecessore Romani e il successore Saba, quindi gli assegno d’ufficio l’onoreficenza da giuseppino). E la storia della Cisl è gloriosa anche perché è passata da queste divisioni.

Poi però è venuto il tempo della grande melassa, tutto è stato dissolto in un governo dal centro che smobilitava le differenze a destra e a sinistra per non essere disturbato nelle sue manovre. Che all’inizio erano ancora manovre politiche, poi politiche con a latere interessi economici nella gestione di risorse legate alla funzione sindacale, poi sempre meno politiche e sempre più economiche. Fino ad arrivare ad oggi, alla fuga dalle domande dei giornalisti sull’argomento, ed al tentativo di far credere che il problema sarebbe la tessera “brevi manu” di Emilio Lonati e non Pierangelo Raineri nel collegio che dà le sanzioni.

Un tentativo sotto pseudonimo mettendo in mezzo i nomi di tre uomini che, rispetto alle vicende attuali, hanno un alibi di ferro: quello di essere morti da tempo. Ma che quel che dovevano dire l’hanno detto. Come fece Grandi quasi vent’anni fa (era il 18 gennaio 2001) quando stigmatizzò esattamente l’andazzo di mettere in mezzo i nomi dei grandi del passato invece di guardare, come avevano fatto loro, al presente da cambiare in meglio.

“Dire ‘la Cisl di Pastore e Romani’ – sono parole testuali di Grandi – è diventata una formula retorica per sottolineare una continuità che, nei fatti, non c’è più. Lasciamo stare l’onorevole Pastore, lasciamo stare il professor Romani, e riportiamoci al presente”

È così, caro dirigente della Fim sotto pseudonimo convertito al giuseppinismo con cinquant’anni di ritardo: lascia stare Grandi, lascia stare Marongiu, lascia stare Romani e Pastore. E riportati al presente di una Furlan che scappa dai giornalisti e di un Raineri che nega perfino di essere lui.

Giovanni Graziani

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11 Commenti – Scrivi un commento

  1. Franco 23 novembre 2020 at 23:20 · Edit

Di report siamo parenti no?…o no?…ciao va

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  1. Franco 23 novembre 2020 at 23:47 · Edit

Dico solo poche cose ma spero pietre voi non tenete alla cisl voi parlate della fai e basta se voi teneste alla cisl non professoresse l autogoverno delle categorie..gia in questo ci sta la magagna e non la mettereste al pubblico ludibrio per soli scopi personali..detto ciò…vi abbandono …ma di report?…siamo parenti,?…vi abbandono 4 amici al bar..che peraltro ora è pure chiuso in zona arancio

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  1. Intanto a Messina… 24 novembre 2020 at 0:04 · Edit

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  1. Per Franco 24 novembre 2020 at 9:16 · Edit

Franco censura 9 marzo non vuole contraddittorio, e lo fa semplicemente censurano decine di post , chiedigli chi erano i beatles

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  1. admin 24 novembre 2020 at 11:09 · Edit

“C’è tutto un web intorno” per parlare ed esprimersi, chi non accetta di essere amministrato secondo le regole di questo blog può andare a commentare altrove.

E chiediti chi erano i Matia Bazar

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  1. anonimo 24 novembre 2020 at 11:20 · Edit

Caro Franco, io non sono della FAI ma sono lo stesso alquanto scandalizzato dal comportamento da qualche anno a questa parte di Furlan, Sbarra, Raineri, Bonfanti e tutti gli altri te compreso.

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  1. Adriano Serafino 24 novembre 2020 at 13:24 · Edit

Caro Giovanni, ti ringrazio immensamente per i contenuti espressi nella tua replica a “Bertoli”. Per la chiarezza dei principi che hanno caratterizzato la storia della Cisl e da parecchio tempo sono considerati, nella vita corrente sindacale desueti, salvo rispolverarli retoricamente per “appiccicarli” alla dirigenza attuale che, nella sua grande maggoranza, agisce pragmaticamente, un termine usato e abusato per “fare quel che si vuole e nel modo che si vuole”. Ti ringrazio anche per come hai ricostruito la storia dei cosiddetti “giuseppini” verso i quali mi sono trovato a confrontarmi con idee diverse. Ho aggiornato con un link di questa tua risposta, l’articolo che abbiamo pubblicato giorni fa su http://www.sindacalmente.org Grazie e un abbraccio Adriano Serafino

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  1. Giovanni Graziani 24 novembre 2020 at 14:16 · Edit

Grazie Adriano, la stima di un combattente come te è un onore.

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  1. Anonimo 24 novembre 2020 at 17:15 · Edit

Buonasera,non scrivo mai in questo sito anche se ovviamente molte volte lo leggo,non sono della Fai,non sono un “giuseppino” a suo tempo credevo nell’unita sindacale,cosi come poi ho partecipato con convinzione alle scelte confederali per la cisl,per dire che come spiegato varie volte da chi interviene,che la pluralità di pensiero in cisl è sempre stata ritenuta una opportunità e non qualcosa da condannare con i provibiri….casomai se c’era da vincere o perdere una battaglia lo si faceva negli organismi preposti dibattendo e poi votando…..il tutto per dire che pur non provenendo da quel pezzo di storia e di percorso che si riconosce in voi devo dire anche che avete ragione…..semplicemente ragione,per quanto riguarda le interviste io credo che se nessuno ha da nascondere nulla si devono sempre fare,per quanto riguarda certi personaggi(vedi qualcuno che oggi fa il provibiro) è semplicemente scandaloso che rimangano in cisl,per quanto riguarda le migliaia di persone che si dedicano con amore e gratuitamente a fare i delegati e i rappresentanti della cisl nel territorio,non va bene tirarli in ballo quando serve dire che siamo bravi e siamo sani ma bisogna avere il coraggio di mandare via le mele marce e anche quelle che stando assieme si sono bacate….una volta i congressi servivano anche a questo….

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  1. Franco 24 novembre 2020 at 23:48 · Edit

Vedo che il mio ultimo commento è stato censurato…non era nemmeno strambo…mah sara finito nello spazio….un buon natale a parenti e congiunti di vario genere reportistico

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  1. admin 25 novembre 2020 at 0:01 · Edit

Abbiano censurato due commenti; uno perché insultava te (e qui non si insulta nessuno) e uno tuo che non si capiva se era pieno di insulti o di semplici farfugliamenti sconnessi.
Ad ogni modo qui è casa nostra e decidiamo noi cosa pubblicare.

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