Il sindacato e lo stato

Il sindacato e lo stato

Non abbiamo bisogno né  di salari né di orari di stato né di legge sulla rappresentanza  (Luigi Sbarra)

Per una volta proviamo a prendere sul serio il nuovo segretario generale della Cisl, che per l’occasione non chiamaremo “dottor Sbarra dell’Anas” (anche perché leggendo la biografia pubblicata dalla Cisl, sembra quasi che all’Anas non abbia lavorato neanche un giorno). E proviamo a riflettere sul manifesto programmatico della sua segreteria espresso nell’intervista al Corriere della sera del 4 marzo.

Ci risparmieremo la battuta sulle cose buone e le cose nuove (ormai non fa ridere più nessuno dire che le cose buone che dice non sono nuove e le cose nuove non sono buone) e ci concentreremo sul passaggio in cui, a domanda dell’intervistatore, Sbarra si schiera contro leggi sull’orario, sul salario minimo e sulla rappresentanza. E cosa tiene assieme assieme queste tre cose? Il fatto che “ci pensiamo noi”, sembra dire Sbarra, siamo noi a dare le regole sull’orario, a stabilire i salari, a regolare la rappresentanza.

A questo punto, le strade sono due: o Sbarra vuol dire che queste regole devono restare nell’ambito dei rapporti fra i sindacati, e quindi orari, salari e regole sulla rappresentanza devono valere fra le parti; oppure vuol dire che le regole vengono stabilite dai sindacati delle imprese e dei lavoratori, ma poi devono valere erga omnes.

Nel primo caso, bastano gli accordi fra le parti: nel secondo caso ci vuole l’intervento della legge (di sostegno o meno che sia alle intese).

E siccome le intese fatte fra le confederazioni e con la Confindustria dicono la seconda cosa, quel che dice Sbarra nell’intervista al Corriere della Sera è la conferma che la Cisl vuole una legge sindacale per garantire a sé e alle altre organizzazioni il potere di decidere per tutti (che non è neanche un’idea nuova, ed era condivisa da molti fra i cattolici sociali ed i riformisti socialisti ai tempi in cui fu scritto l’articolo 39)

E siccome il potere di decidere per tutti ce l’ha solo lo stato, quello che si vuole è un sindacato di stato.

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