Lettera aperta al segretario della Cisl di Brescia

Renato Zaltieri, dirigente sindacale formatosi nella Fisba e poi segretario generale della Unione di Brescia, manda una lettera aperta ad Alberto Pluda, che attualmente copre lo stesso incarico. Una lettera che prende spunto da vicende particolari ma che fonda il suo ragionamento su un giudizio che vale ben al di là di Brescia. E cioè che nella Cisl vige ormai la “logica della omologazione al pensiero unico del gruppo dirigente nazionale, logica che a cascata investe i livelli sottostanti, fino al punto di far sorgere il dubbio che la legittimità a ricoprire ruoli di responsabilità nell’organizzazione non sia data dalla più o meno elevata capacità di interpretare e rappresentare i problemi dei lavoratori e del mondo del lavoro, quanto dalla appartenenza o meno ad una sorta di confraternita che sembra governare la Cisl ai diversi livelli organizzativi, che ha fatto della fedeltà e dell’obbedienza il criterio principale dell’appartenenza al gruppo dirigente”. E che si dovebbe riflettere “sui temi della democrazia, della partecipazione, della libertà di pensiero e di parola non tanto come modalità di sfuggire dall’omologazione, ma quanto ricupero dei valori fondativi della Cisl, ricchezza e modello anche per la società e la politica”.

Quel che noi cerchiamo di dire da anni, Renato lo ha detto in poche righe.

il9marzo.it

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Isorella, 5 marzo 2021

AI Segretario Generale
della UST CISL Brescia
ALBERTO PLUDA

Caro Alberto,

faccio seguito all’incontro dello scorso 5 febbraio, da me richiesto allo scopo di comprendere e discutere le ragioni della tua opposizione alla richiesta che mi è pervenuta dal Segretario Regionale della FAI CISL della Lombardia, Massimiliano Albanese in merito alla rappresentanza CISL in Terra Viva Lombardia, opposizione che hai ritenuto di trasmettere anche alla USR CISL Lombardia.

Considerato la conclusione di quell’incontro, non esattamente sereno, ho atteso fino ad oggi una tua chiamata per riprendere la riflessione interrotta e definire amichevolmente la tua posizione che hai assunto nei miei confronti. Attesa vana alla quale segue, come ti avevo preannunciato, questa “lettera aperta” che renderò pubblica.

Mi permetto, per quanto ho ascoltato e capito nell’incontro del 5 febbraio, di riassumere le ragioni che hai assunto contro di me. Sono ragioni che, in una organizzazione come la CISL, hanno dell’incredibile in quanto si configurano come reato di ‘lesa maestà” che avrei commesso nei tuoi confronti.

Mi addebiti tre colpe o infedeltà:

1) L’aver scritto, nel 2019, una lettera al gruppo dirigente della CISL bresciana in merito alle scelte relative alla sede CISL nella quale mi limitavo ad evidenziare come le scelte assunte in passato avevano ottenuto la piena condivisione di tutto il gruppo dirigente come confermato dalle delibere degli organismi dell’UST.

2) Di avermi spesso visto in sede CISL e di non essere venuto a salutarti.

3) Di non averti mai stimato più sul piano politico che quello personale.

Essendo queste tue affermazioni tutt’altro che insignificanti, avevo ritenuto cosa opportuna interrompere l’incontro perché in quel momento (5 febbraio) non vi erano le condizioni, anche minime, per proseguire il dialogo.

Non vorrei usare parole inappropriate perché, come ha scritto Raymond Carver: “Le parole sono tutto quello che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste”, ma mi sembra che il tuo smisurato ego personale ti impedisca di rammentare che:

a) Se sei un sindacalista della CISL lo si deve al fatto che sei stato parte di un progetto di formazione sindacale per giovani laureati promosso dalla CISL bresciana quando ero in Segreteria dell’UST, promotore e responsabile del progetto.

b) Come ben sai ho sempre sostenuto e favorito il tuo passaggio dalla FISASCAT alla Segreteria della UST bresciana, tanto è vero che, quando per ragioni statutarie in riferimento ai mandati, ho lasciato l’incarico di Segretario Generale della CISL bresciana, tutto il gruppo dirigente era a conoscenza della mia intenzione di proporre il tuo nominativo per la segreteria della UST.

Non intendo rivendicare alcun merito per quanto la CISL bresciana ha fatto nel tempo in cui ne avevo la massima responsabilità (Marzo 1999 – Novembre 2010), anche perché ciò che è stato fatto altro non era che l’esito di una volontà collettiva, certo sollecitata, indirizzata e coordinata nel mio ruolo di Segretario Generale.

Proprio perché le parole devono essere usate con saggezza, in particolare tra quanti si riconoscono e partecipano alla vita di una organizzazione come la CISL, mi permetto di esprimere i miei pensieri nei tuoi confronti con grande franchezza e chiarezza, essendo queste le condizioni che presiedono al reciproco rispetto personale.

Pertanto mi permetto di dirti che da quando sei Segretario Generale si manifesta nei tuoi comportamenti una sorta di avversione o insofferenza vero chi esprime non tanto un pensiero diverso dal tuo, ma anche solo moderatamente critico, fino al punto che spesso utilizzi il ruolo che rivesti per “farti giustizia” verso costoro. D’altra parte appari tollerante e benevolo nei confronti di coloro che ritieni ti siano “fedeli”, mentre sarebbe cosa opportuna che ti guardassi da questi secondi che si limitano a condividere posizioni che non dai primi che le discutono, e se del caso, le criticano per poi trovare la sintesi.

Vorrei ricordare anzitutto a me e poi a te, la definizione data nel Congresso Confederale del 1977 (quello della Tesi 1 e Tesi 2) della CISL come “splendida anomalia” nel panorama sindacale italiano e non solo e questo, per la sua autonomia, libertà di pensiero e di parola che ne hanno sempre costituito non solo una ricchezza ma una risorsa per i tempi difficili e le prospettive oscure.

E’ ormai da diversi anni che nella CISL si assiste alla logica della omologazione al pensiero unico del gruppo dirigente nazionale, logica che a cascata investe i livelli sottostanti, fino al punto di far sorgere il dubbio che la legittimità a ricoprire ruoli di responsabilità nell’organizzazione non sia data dalla più o meno elevata capacità di interpretare e rappresentare i problemi dei lavoratori e del mondo del lavoro, quanto dalla appartenenza o meno ad una sorta di confraternita che sembra governare la CISL ai diversi livelli organizzativi, che ha fatto della fedeltà e dell’obbedienza il criterio principale dell’appartenenza al gruppo dirigente.

Mi auguro che La fase congressuale che si aprirà nelle prossime settimane, se si aprirà, rifletta sui temi della democrazia, della partecipazione, della libertà di pensiero e di parola non tanto come modalità di sfuggire dall’omologazione, ma quanto ricupero dei valori fondativi della CISL, ricchezza e modello anche per la società e la politica.

Con amicizia e da iscritto alla CISL bresciana, che da 51 anni versa la quota tessera, ti rammento che quando vuoi o puoi c’è sempre la mia disponibilità per uno scambio di idee e opinioni e per un caffè.

Renato Zaltieri

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17 Commenti - Scrivi un commento

  1. Tutto vero. Potevate c’era una candidatura che potevi sostenere invece di scegliere il solito cooptato che era quella di Alessandra Damiani. Diomaiuta ha promosso Pluda è Duci Dolzadelli e tutti gli altri cooptati che appena fuori li massacreranno. Film già visti, i cooptati sono i peggiori eredi. Uliano sta già segando le gambe della
    sedia di Benaglia. E lui sarà accontentato a fare un giro in Cisl per dire che non c erano ostilità con la Fim ma con Bentivogli. La Fim è irriconoscibile, come la Cisl di Brescia , come la Cisl Lombardia. Per questo ostacolano anche la candidatura di Petriccioli perché rappresenterebbe discontinuità

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  2. Da ex dirigente Fim, confermo che Uliano sta segando la sedia di Benaglia e spingendo Zanocco a Venezia. Non vuole ostacoli in categoria. E di Zanocco “voltagabbana” non si fida. Il tutto in accordo con il Paolino Lagunare e l’ex sottosegretario PD. Una Fim cinghia di trasmissione del partito prima di Zingaretti e ora di Letta. Nella speranza che il nuovo leader Cislino capisca che questo legame ancestrale va reciso e cambi rotta anche rispetto alla megera e al recente passato. In questa fase di grande responsabilità nazionale serve una Cisl autonoma e dialogante. Una Cisl legata a questo o a quel partito e che punta solo sulle eourazioni è una Confederazione morta e senza futuro.

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    1. Sono cose arcinote ma i delegati sanno che uliano ha cambiato troppe bandiere. Non si fida nessuno di lui.

      Ormai lui e Petteni tour sono un tutt’uno. I selfie in posa (il culto di mancanza di personalità) che si fa ovunque non riescono a nascondere che tra 3 anni e’ pensionabile. E da regolamento Fim lo dovrebbe comunicare a tutta l’organizzazione che a differenza della Cisl, obbliga gli over 50 a consegnare estratto contributivo previdenziale.

      Intanto ha piazzato Giglio a Milano, il marito della Roncone a Bergamo. Un vero ascensore sociale anche per le mezze cartucce.

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    2. Da uno dei commenti andati in onda ieri 28 marzo, riferiti ai “segaioli” (non nel senso
      fiorentino ma nel senso di boscaioli o falegnami) che nella mia categoria stanno
      lavorando sotto la sedia di Benaglia ho avuto
      conferma (ça va sans dire) che dalle parti di
      Venezia crescono erbe velenose.
      Saranno state le millenarie frequentazioni
      della Serenissima lungo le coste greche e
      bizantine, albanesi e turche a plasmare
      la infida indole dei lagunari e delle zone
      limitrofe…mai voltare le spalle a un venessiano ! Sarebbe come fidarsi dei
      Greci…(timeo Danaos…)

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    3. Probabilmente a qualcuno che scrive qui da fastidio questa Fim unita , dal Friuli alla Sicilia , passando per la Campania , una Fim che finalmente ospita al quarto piano di Corso Trieste tutti i dirigenti confederali per fare accordi di collaborazione.
      Capisco il disappunto di molti , ma oggi sembra proprio che nessun territorio abbia male alla pancia …

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      1. È talmente vero che in Fim pance piatte non se ne vedono molte, ma si derogato da “prima la persona” a “ prima la famiglia “. Difatti alla Fim di Roma si è passati dallo zio, oggi alla Ugl, alla nipote e da qualche giorno anche il marito della nipote. Che stranamente risulta in legge 300 da un’azienda romana. “Affari di famiglia” metalmeccanica….

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  3. Uno dei Mali della CISL degli ultimi 30 anni
    del quale si infettò anche la mia categoria
    è : in quel campo, tra il buon grano, crebbe
    tanta zizzania. La più dannosa è quella di
    troppa gente che ha raccontato e continua
    a raccontare, come disse un antico poeta
    latino, battaglie mai combattute. Quanti
    eroi di carta pesta ! Tra essi e i cosiddetti
    dittatori non si sa chi scegliere o chi
    biasimare.

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  4. osservatore interessato · Edit

    Mi auguro che la fim ritrovi il suoi protagonismo ed il ruolo nella Cisl che le compete e che nella cisl si riaffermi un minimo di partecipazione ed autonomia nella formazione dei gruppi dirigenti a partire dalla federazione dei pensionati dove la democrazia e’ stata affossata dalla decisione di annullare le leghe dei pensionati che costituivano un presidio nel territorio ma dubito che il nuovo segretario della fnp dopo la figura fatta con la Lucci ( a proposito se fosse indagato non dovrebbe dimettersi?) sia disponibile a rimettere la democrazia
    nella federazione diventata un terreno economicamente interessante da presidiare solo con persone fidate.

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  5. Purtroppo e’ proprio cosi’ che funziona ormai in quasi tutti i territori, l’eredita’ della signora Furlan che ha portato a livello nazionale il prototipo genovese e ligure. Basta avere un livello accettabile di dialettica sindacale, nessuna idea da proporre se non gli slogan omologati e il pensiero unico della confraternita che conta, un indice sfrenato di servilismo e fedelta’ canina al segretario nazionale, alto ego e autoreferenzialita’ quasi narcisistica, nessun umanamente normale senso di confronto verso chi ha pensieri costruttivamente critici. Basta vedere chi guida oggi la confederazione genovese e a cascata le categorie per rendersene conto… Mi domando se al centro studi di Firenze i formatori siano stati resettati pure loro per avere un simile gruppo dirigente omologato in tutta Italia.

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    1. Suggerirei una qualita’ ulteriore: possibilmente con distacco sindacale retribuito dall’azienda di provenienza, tanto per togliere risorse alla prima linea delle categorie e facendo risparmiare la Cisl la quale porta valore aggiunto agli iscritti pari a zero. Sti inutili segretari ust con distacco retribuito bisognetebbe mandarli tutti a lavorare.

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      1. Son pienamente d’accordo! Inoltre i distacchi retribuiti non sono gratuiti ma defalcati dalle tabelle retributive nei rinnovi contrattuali. E in certi casi, vedi vicenda Sbarra-Anas e mille altre, sono un freno alla contrattazione per gli interessi dei lavoratori e il motivo e’ ovvio..

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  6. Non conosco i protagonisti del post inserito il 28 marzo, ma leggendolo, mi è venuto in mente l’episodio iniziale di un famoso film “A proposito di Schmidt” interpretato da Jack Nicholson.
    Il protagonista (Warren) è un manager di una grande azienda assicurativa che attende la fine del suo ultimo giorno di lavoro, perché ha maturato la pensione.
    I colleghi lo festeggiano con una bellissima cena, dove si sprecano le lodi e la stima per la sua carriera lavorativa. Il suo sostituto, giovane e brillante, anzi, gli raccomanda di tornare presto a trovarlo in ufficio, perché ha bisogno della sua esperienza e dei suoi consigli e tutti gli dicono che è una risorsa per l’azienda, che non va sprecata.
    Warren (Jack Nicholson) torna a casa felice e soddisfatto e si dedica alla corrispondenza inevasa ed insomma si riposa per qualche tempo, insieme alla moglie.
    Ma, dopo qualche giorno, memore di quanto dettogli dai suoi ex colleghi, ritorna nel suo vecchio ufficio dal nuovo manager che ha preso il suo posto, pensando di trovare un’accoglienza festosa. L’ufficio è totalmente rivoluzionato e, dopo pochi attimi, il giovane manager lo liquida facendogli intendere che non ha alcuna necessità di consigli e che “lui” ha già capito tutto. Non solo, lo congeda rapidamente, per i suoi tanti impegni.
    Warren esce un po’ deluso e malinconico dalla grande stanza, e scende mestamente le scale. Quando arriva a piano terra, volge lo sguardo verso il magazzino dove vede accatastati, pronti per andare al macero, grandi scatole, contenenti i suoi progetti, i suoi lavori !
    Capisce allora che è meglio voltare pagina e, soprattutto, capisce come erano false le lodi ed i saluti che gli avevano rivolto i colleghi.
    Certo forse nella vita non è sempre così, ma molte volte lo è, anche in tutte le organizzazioni e nel sindacato e nella CISL, dove vige la “damnatio memoriae” e ci si dimentica facilmente di quelli che hanno fatto la storia del sindacato e vi hanno dedicato la vita. Spesso si rifiuta il passato, ritenendolo troppo ingombrante. E’ un errore.
    Questo racconto l’ho sentito fare al termine di un congresso confederale di un territorio, da un segretario uscente per limiti di età, che concludeva: vi ringrazio degli apprezzamenti, ma sappiate che cercherò di farmi vedere il meno possibile, proprio per evitare di fare la fine di Warren (Jack Nicholson).
    E vi posso assicurare che la fine della storia è stata uguale alla trama del film.
    Così è la vita.
    Zampa

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    1. La damnatio memoriae. Sul piano morale, caro Zampa è l’unica legge che sta scritta nel DNA della CISL e di tutte quelle associazioni dove i più scarsi fanno fuori i migliori.
      Purtroppo nelle Organizzazioni vale sempre il principio che la moneta cattiva scaccia sempre quella buona. Nella galleria dei personaggi che hanno fatto grande la CISL, negli ultimi trent’anni, non hanno trovato posto i veri Leader, quelli che ebbero testa e cuore ma solo i faccendieri, quelli che per l’acqua di risulta delle lenticchie si sono sempre venduti l’anima.
      Uomini integri come Renato Zaltieri sono stati coperti da cumuli di foglie secche neppure utili per farne un falò. Per fortuna che avanzano donne brave e dal cuore d’acciaio. Esse ridaranno alla CISL un’etica per la quale torneranno i valori e saranno venduti a buon prezzo ai mercatini delle pulci.

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  7. Che dire? Leggendo la lettera il primo pensiero, e unico, che mi viene è semplicemente questo “chi è causa del suo mal pianga se stesso”, ciò che Zaltieri imputa a Pluda è esattamente ciò che lo stesso faceva e ha fatto nei confronti di quanti non gli erano “fedeli”

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    1. “Chi è causa del suo mal…” lo dici come per dire “l’ingiustizia sia uguale per tutti”.
      Solo che le ingiustizie non si elidono a vicenda. Semmai si sommano.

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      1. No. Dico solo che se ho agito in un certo modo durante il mio esercizio sindacale, non posso certamente pretendere che gli altri si comportino diversamente. Ben venga il pentimento se sincero!!!

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