Completato l’assetto della segreteria nazionale Cisl Scuola. Entrano a farne parte Tina Cupani e Paola Serafin https://t.co/AURU5s5CeZ
— CISL Scuola (@cislscuola) November 18, 2016
Leggiamo che la Cisl Scuola ha completato la segreteria nazionale con l’ingresso di Tina Cupani e Paola Serafin, che affiancano Maddalena Gissi, segretario generale, Ivana Barbacci e Elio Formosa. Quest’ultimo è l’ultimo uomo in segreteria, ma pare che sia rimasto lì solo perché grazie al suo cognome è stato scambiato per una ragazza prosperosa (la battuta è un po’ maschilista, ma lasciatecela passare come forma di riequilibrio della preponderanza femminile nel caso di specie).
Si dice peraltro che anche l’ultimo uomo sia in uscita col prossimo congresso, per dar vita ad una segreteria monosessuata. Come quelle della Fai e della Filca. Dove però le rispettive segreterie sono totalmente maschili, e sembrano quasi un tavolo da poker.
E così gli esempi sono tre a dimostrare che le quote previste dalle regole della Cisl non servono alla “parità di genere” ma ad un altro genere di parità: quello di fare in modo che gli sgraditi ambosessi siano “pari a zero”.
E infatti quando c’è da far fuori qualcuno si dice “qua ci vuole una donna (o, eventualmente, un uomo), fatti da parte perché lo impongono le regole”. Quando invece non c’è da far fuori nessuno le quote, rose o azzurre che siano, non contano più. Conta solo premiare i/le fedeli, anche se tutti/tutte dello stesso sesso
Siamo alle solite, come in politica anche da noi: leggi e regolamenti, PER GLI AMICI SI INTERPRETANO E PER I NEMICI SI APPLICANO. Ora, a parte il fatto che un sindacato diviso in amici e nemici ha già fallito prima di nascere; cosa che evidentemente i nostri dirigenti (illuminati di superbia e infallibilità) ignorano perchè mi chiedo come può sperare di sopravvivere, un sindacato che è nato democratico proponendosi come crogiùolo delle idee diverse e non come VAGLIO. Loro come tutti i deboli di mente non avendo le capacità per convincere argomentando (come vorrebbe la vera democrazia) lo fanno sostituendo i ragionamenti con bugie e atti di forza che purtroppo (fino a prova contraria) non sono indice di democrazia ma di FASCISMO. Eppure nel delirio di onnipotenza che li caratterizza non mancano di appellare gli altri di populisti e facisti.” E’ PROPRIO IL CASO DI DIRE IL BUE CHE DA DEL CORNUTO ALL’ASINO” perciò dobbiamo gridare ai quattro venti: FUORI I FASCISTI DALLA CISL VOGLIAMO RITORNARE ALLE NOSTRE VERE ORIGINI.
fuori i fascisti vogliamo che la cisl torni alle sue origini