5/Munnezza (l’ora delle regole)

Nella Cisl le regole ci sono. Si tratta solo di capire quando è l’ora di farle rispettare.

Per Raffaele Bonanni, ad esempio, l’ora non arrivava mai perché quando c’era da applicarle, le regole venivano cambiate apposta per lui. Come nel congresso del 2013, quando stava per uscire per limiti di età e invece fu fatto in modo che potesse restare altri tre anni (salvo ulteriore proroga). Alla fine, per liberarsene, qualcuno è dovuto ricorrere alle lettere anonime. In un’organizzazione sana sarebbe bastato scrivere una letterina firmata ad un collegio di probiviri indipendenti per dire che i compensi del segretario generale erano superiori al dovuto; ma a quel punto sarebbero dovuti venire fuori anche i compensi di tutti gli altri, e allora sarebbe saltata anche la Furlan assieme a tanti altri.

Per Nino Di Maio, della segreteria regionale della Campania, l’ora delle regole è scoccata alle 00:15 di venerdì scorso. Quando una mail a firma di Lina Lucci lo ha informato che era decaduto dalla carica in quanto pensionato.

Poche ore dopo, Di Maio  si dimetteva assieme agli altri tre della segreteria regionale e chiedeva a Via Po 21 di commissariare la Cisl della Campania. Veniva così di fatto superata la richiesta di convocare il consiglio generale regionale entro il 27 ottobre per sfiduciare Lina Lucci. E nelle mani della signora Anna Maria veniva ributtata una patata più bollente che mai.

Un paio di osservazioni a questo punto si impongono.

La prima è che se veramente Di Maio era decaduto, le sue dimissioni sono inutili perché chi decade non ha più titolo alla carica. Sempre se la causa di decadenza, che deve essere prevista esplicitamente dallo statuto-regolamento, esiste effettivamente.

La seconda è che, siccome in questi casi chi ha la rappresentanza della struttura deve agire senza indugio alcuno. si deve presumere che la Lina furiosa sia venuta a conoscenza della situazione irregolare del collega di segreteria alle 00:14 di quello stesso giorno. Perché se lei avesse saputo in precedenza e non avesse agito immediatamente, sarebbe a sua volta sanzionabile per aver omesso di agire per ripristinare il rispetto delle regole.

E Via Po 21? L’ora delle regole dovrebbe arrivare domani, nella segreteria del lunedì. Perché la signora Anna Maria (che all’epoca del commissariamento della Fai disse che per lei era stata la prima volta, a cinquant’anni passati) ora deve capire che pesci prendere. E non è detto che l’abbia ancora capito. In effetti, la situazione si presenta come un’equazione a più incognite che lei, donna di lettere più che di matematica, fa molta fatica a risolvere.

Sul piano giuridico, lo statuto della Cisl richiede per il commissariamento “gravi violazioni” dello statuto. Solo che poi bisogna dire quali violazioni ci sono state, e allora c’è il rischio di dover mettere in piazza i panni sporchi che magari, come già con Bonanni, si preferirebbe lavare in famiglia (non dimentichiamoci che due magistrati diversi della procura di Napoli stanno indagando sulla Cisl regionale per motivi diversi).

Inoltre la Lina furiosa non sta con le mani in mano: ed ha già convocato il consiglio generale per il 9 novembre. Un consiglio generale già convocato vuol dire che l’organo competente in prima battuta per affrontare e risolvere i problemi alla base dell’ipotetico commissariamento è operante. E il commissariamento, che significa sciogliere gli organismi, impedirebbe lo svolgimento di una riunione regolarmente  convocata. Con la Fai la cosa non ha impedito il commissariamento, ma lì ci fu chi, dentro alla Fai, fece in modo che le cose andassero così. Questa volta c’è di mezzo la Lina furiosa che resta nel suo bunker a Napoli come neanche Hitler a Berlino. E che non collabora, anzi è pronta a far volare ‘a munnezza.

Sul piano politico, l’incognita nasce dal fatto che siamo in fase precongressuale. E a sbagliare una mossa ora, la signora Anna Maria rischia di essere commissariata lei. Perché tutta questa  confusione in Campania fa il gioco di chi vuol dimostrare che la signora Anna Maria deve essere messa sotto tutela perché non è in grado, da sola, tenere in pugno l’organizzazione.

Cioè, tutto sta facendo il gioco di Maurizio Bernava. Che ora può giocare al meglio le sue carte nella riunione della segreteria di lunedì, dove è necessario trovare una soluzione condivisa da tutti, quindi da lui in primis, per poterla proporre all’esecutivo (titolare del potere di commissariamento) senza rischiare sorprese.

Per condividere la soluzione, Maurizio Bernava vorrà avere le sue garanzie. E pretenderà che chi andrà in Campania come commissario non sposti questa regione nel campo di quelle governate da persone “a lei fedeli” (come ha scritto Enrico Marro sul Corriere della Sera spiegando le strategie della signora Anna Maria). Ma che sia qualcuno fedele “a lui”, azionista di riferimento per le Cisl meridionali e, di conseguenza, titolare di una sorta di golden share su tutta l’organizzazione.

Da quale sarà la soluzione del rebus dipende la sorte della signora Anna Maria. Che, a occhio e croce, non è messa bene. Si dice che in queste ore stia addirittura minacciando le dimissioni se non si fa come dice lei. Ma deve stare attenta a farlo.

Perché in questi casi il rischio è che le dimissioni vengano accettate.

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4 Commenti - Scrivi un commento

  1. Una riflessione in questi tempi si potrebbe fare per un’altra vicenda grave e surreale, quella dello Ial nazionale che, indirettamente, coinvolge un’altra regione della Cisl.

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  2. anonimi per necessità · Edit

    Sarebbe ora che si parlasse di Ial e dei debiti.
    Di che altra Regione parla il collega?
    Il Veneto ne deve pagare 6 milioni di €in 30 anni e quanti ce ne sono ancora?
    Avevamo già dato i dati chiediamo agli altri di tirarli fuori e di farli sapere, lo Ial vive…….. con i finanziamenti pubblici, spediamo i documenti alla procura della Repubblica.
    La magistratura interna(probiviri) è solo di parte, altro che pulizia in casa, se non viene una agenzia esterna si muore di monnezza.
    Fuori i numeri

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  3. Finalmente si vede muovere qualcosa!
    Tristissima un’organizzazione che lotta a infimo livello.
    Direte che, visti gli attori ed attrici, non ci si potesse aspettare più di tanto! È vero ma almeno le apparenze!
    L’amara riflessione è che a far carriera in Cisl non sono i migliori ma quelli più spregiudicati, che non ispirano nulla di buono. Per questo diversi iscritti ci hanno lasciato: per non vedere sprecati i loro contributi mensili…
    Che i soci si facciano sentire! Se agiscono le cose possono cambiare, diversamente il futuro non ci riguarda…

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