Luigi Viggiano: l’ottimismo è un boomerang

Dal nostro amico Luigi Viggiao riceviamo questo articolo che prontamente pubblichiamo. E di cui raccomandiamo in particolare le domande contenute nel post scriptum

www.il9marzo.it

L’OTTISMISMO SEMPRE E COMUNQUE DI RENZI E’ DIVENTATO UN BOOMERANG

Padoan: «Il Pil è in crescita». Il premier: «Il deficit continuerà a scendere». Intanto però l’Europa avverte Italia e Spagna: sul risanamento dovete fare di più e l’Istat: dice che il nostro Pil, conferma la crescita «zero»  

La politica di Renzi, di essere ottimista a prescindere, ricorda tanto la favola del pastore e il lupo perché, come i contadini della favola, presi in giro più volte dal pastore burlone alla fine, quando il lupo arrivò per davvero, non gli credettero (e lui perse tutte le pecore), anche Renzi insiste col dire agli italiani che tutto va bene. Ma quanti ancora ci credono ?

Un altro esempio del fatto che continua a spargere impropriamente ottimismo lo abbiamo avuto in questi giorni di fine estate quando, a fronte del tutto va bene promanato dal Premier e i suoi araldi, sono arrivati i dati dell’Istat che segnalano un crescente calo di ottimismo e fiducia tra gli italiani. I dati ci dicono infatti che per il quarto mese consecutivo peggiorano: sia la situazione economica del Paese che le aspettative sulla disoccupazione con conseguente ulteriore calo della propensione ai consumi.

Al Presidente Renzi e suoi sostenitori andrebbe ricordato quello che il grande economista Keynes, nel 1933 scriveva in una lettera aperta al Presidente degli Stati Uniti, Roosevelt, circa il modo di uscire dalla crisi di allora simile se non peggiore alla nostra di oggi.

“Caro Signor Presidente, lei si è proposto un doppio obiettivo: la ripresa e le riforme. Per la prima sono necessari velocità e risultati immediati. Anche le riforme possono essere urgenti, ma la fretta rischia di essere dannosa e la saggezza di un progetto di lungo periodo può essere più necessaria di una realizzazione immediata. Quanto alla tecnica per promuovere la ripresa, un aumento dell’attività produttiva non può determinarsi se non per effetto di uno di questi elementi: i cittadini devono essere indotti a spendere di più e a risparmiare meno; le imprese debbono essere convinte, per effetto di una maggiore fiducia o di bassi tassi di interesse, a investire di più o infine le autorità pubbliche debbono intervenire per creare nuovo reddito attraverso la spesa di fondi ricevuti in prestito o finanziati con nuova moneta. In periodi economici sfavorevoli è solo dal terzo fattore che può arrivare una spinta alla ripresa”.

Ebbene Renzi, a due anni e mezzo dal suo insediamento, insiste col refrain dell’ottimismo dimostratosi quasi sempre falso o infondato; è oramai chiaro a tutti, che il Governo non ha avuto successo nel principale impegno che aveva preso al momento del suo insediamento che era di rimettere in moto l’economia italiana. Dopo quasi tre anni di preoccupante stasi, anche la previsione di un aumento del reddito nazionale nel 2016 dell’1,2%, che pure era modesta, dovrà essere rivista al ribasso perché negli ultimi mesi il reddito nazionale non è cresciuto affatto. Più 0,3% nel primo trimestre, 0 nel secondo. Con queste premesse, a fine anno la crescita sarà inferiore all’1% il che vuol dire che l’Italia rimarrà ancora una volta nella condizione di crisi in cui si dibatte da anni. Vi è poi il rischio concreto che un andamento del reddito nazionale così fiacco si ripercuota sulla finanza pubblica, peggiorando rispetto alle previsioni, l’incidenza del deficit e del debito pubblico sul reddito.

Che le parole di Renzi e tutti quelli che gli tengono bordone (Furlan compresa) parlino di politica espansiva e ripresa in atto lo sappiamo tutti; quello però che molti di noi non sanno è che i fatti del Governo dicono qualcosa di molto diversa dalle parole e cioè che IL BILANCIO PUBBLICO E’ RECESSIVO E NON ESPANSIVO COME VOGLIONO FARCI CREDERE. Il deficit di bilancio ovvero la differenza tra le spese e le entrate non servirà per nuovi investimenti pubblici, per creare occupazione (come si affannano a ripeterci) ma per pagare la maggior parte degli interessi sul debito pubblico accumulato. LA VERITA’ E’ CHE FACCIAMO NUOVO DEBITO PER PAGARE GLI INTERESSI DOVUTI PER IL DEBITO GIA’ ESISTENTE. DUNQUE LE ULTERIORI RISORSE DEL DEFICIT CHE SI AGGIUNGONO ALL’ENTRATE DELLE TASSE NON ANDRANNO HA STIMOLARE LA CRESCITA. MA A PAGARE GLI INTERESSI. È allora evidente che l’impatto è recessivo altro che espansivo.

Nel def di aprile scorso le spese previste per interessi sono pari al 4% del debito pubblico e il deficit 2,3% del Pil, mentre IL SALDO PRIMARIO OVVERO LA DIFFERENZA TRA LE ENTRATE E LE SPESE PUBBLICHE ESCLUSO QUELLE PER GLI INTERESSI DEL DEBITO E’ DEL 1,7% DEL PIL. Questo vuol dire che 1,7% dell’entrate come tasse servirà a pagare gli interessi sul debito al quale si aggiungerà il 2,3% di deficit del Pil per pagare tutti gli interessi. Per stabilizzare il rapporto debito pil servirebbe una crescita reale+ inflazione (che non c’è) pari al deficit e questo deficit dunque si andrà a sommare al debito dell’anno precedente circa 133% del Pil così se la crescita non sarà almeno pari al deficit del 2,3% il rapporto debito/Pil peggiorerà; e questo nonostante l’onere degli interessi stia diminuendo grazie al quantitative easing della BCE (abbiamo accumulato 2000 miliardi di euro di debito pubblico). Pensate che l’Italia spende annualmente per gli interessi almeno il doppio ma molti sostengono addirittura il triplo di quelli che destina agli investimenti. Così ci stiamo dissanguando da almeno 20 anni per pagare gli speculatori di tutto il mondo; basta pensare che nel ventennio 93-13 abbiamo pagato 1650 miliardi euro d’interessi rispetto ad un Pil che nel 2013 era di 1.365 miliardi. E poi ci si domanda perché l’economia non cresce?

In pratica, facciamo nuovo debito pubblico per pagare la maggior parte degli interessi che gravano sul debito contratto in precedenza. Col deficit non si chiedono al mercato finanziario risorse ulteriori, che si aggiungono a quelle derivanti dalle tasse, per stimolare la crescita, ma si prendono somme a prestito per pagare gli interessi sul debito contratto in precedenza. Se, quindi, neppure la totalità delle tasse ritorna indietro all’economia ed il deficit serve a pagare gli interessi sul debito, è evidente che l’unico dato che cresce è quello del debito pubblico che come gli esperti insegnano ha il difetto di esercitare un impatto recessivo e non espansivo come invece, ossessivamente ci ripetono.

Savona, 3 settembre 2016

L u i g i V i g g i a n o

F N P S A V O N A

P.S

. Quando si dice il caso. Ieri pomeriggio avevo da poco finito questo mio scritto quando mi hanno segnalato un intervento della Furlan sullo stesso argomento ma di taglio decisamente prevedibile e pieno di ovvietà (come sempre). Non l’avrei preso in considerazione, neanche parzialmente, dato che si tratta del solito elenco della spesa (fatto a posteriore). Se lo faccio è solo perché la signora parla anche di “manovra espansiva sostenuta da un grande “patto” tra il Governo e le forze sociali, le stesse forze sociali che hanno contribuito a ridurre l’Italia nelle condizioni che sappiamo!!! La domanda, molto semplice che vorrei fare alla FURLAN è la seguente: se tutto quello che è stato fatto in passato specie dalla Cisl era la cosa giusta perché oggi i lavoratori sono in larga parte dei border line della povertà? Sarà stata giusta per lei e le sue tasche e il suo staff ma di certo non per i suoi rappresentati.

Condividi il Post

3 Commenti - Scrivi un commento

  1. Ritengo la domanda di Luigi del post scritptum, molto pertinente ed illuminante perché, scusatemi la semplificazione che farò ma serve per essere il più chiaro possibile.
    Sul fatto che noi iscritti possiamo considerarci come i datori di lavoro della dirigenza CISL (nel momento in cui non esercita più la funzione gratuitamente salvo rimborsi di tutte le spese e lo stipendio della categoria di provenienza che dovrebbe avere se in distacco retribuito altrimenti l’equivalente pagato dal sindacato); ma come sappiamo questa normalità si è interrotta; a proposito da quando di grazia? Chi sa rispondere per favore quando si è discusso in confederazione e nelle categorie un cambiamento cosi innovativo e rivoluzionario? Comunque a parte il quando e il quanto in questo momento voglio evidenziare un autentico paradosso che vivono gli iscritti della cisl che, come lavoratori rappresentati verso la controparte dalla propria dirigenza si è visto confezionare accordi e contratti che premiano: produttività e il merito e una continua cancellazione di quelli che in altri tempi si chiamavano diritti acquisiti PERO’ LE COSE SI CAPOVOLGONO COMPLETAMENTE QUANDO I RUOLI SI INVERTONO E IL SINDACATO CIOE’ GLI ISCRITTI DIVENTANO DATORI DI LAVORO DELLA DIRIGENZA, ALLORA NON CONTA NE IL MERITO NE LA PRODUTTIVITA’; PER IL MERITO BASTA VEDERE O LEGGERE SUI SOCIAL LA CONSIDERAZIONE CHE LA SOCIETA’ HA OGGI DELLA CISL PER LA PRODUTTIVITA’ BASTA UN SOLO DATO: GUARDATE COME GLI ORGANICI E STIPENDI DIRIGENZIALI SONO AUMENTATI NEGLI ANNI CONTEMPORANEAMENTE ALlA DIMINUZIONE DEGLI ISCRITTI E DELLE CONTRATTAZIONI CHE VUOL DIRE COL DIMINUIRE DEL LAVORO E DUNQUE DELLA PRODUTTIVITA’
    VIVA IL COMITATO DI LIBERAZIONE DELLA CISL

    Reply
  2. anonimi per necessità · Edit

    Caro Luigi
    perchè non presenti i ricorsi ai Probiviri sulla base della documentazione provata che è già su questo sito?
    Sei l’unico che può averne la capacità e l’autorevolezza.
    Facciamo pulizia in casa tu sei la nostra unica speranza.
    grazie di cuore se lo farai.

    Reply

Rispondi a anonimi per necessità Annulla risposta