Riceviamo e pubblichiamo un contributo sul tema della trasparenza dei conti Fai. Trasparenza chè è un cavallo di battaglia dell’attuale dirigenza quando c’è da gettare fango sulle precedenti, salvo poi non applicarla a sé stessa. Come potrebbe fare cominciando magari a non sbianchettare la data di assunzione presso l’Anas dell’attuale segretario generale.
Ma, a parte questo, se per trasparenza si intende mettere ciascun socio in condzione di conoscere le informazioni essenziali su come viene amministrata la federazione. è chiaro che il bilancio della Fai per come è stato pubblicato ottiene l’effetto esattamente opposto: un’opacità totale, che, come spiega questo contributo, comincia già dalle modalità di approvazione del bilancio da parte di un comitato esecutivo che è il controllore dei conti ed è composto da chi dovrebbe essere controllato.
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Apprendo da un vostro post del 9 luglio che, in omaggio al principio di trasparenza, il sito della Fai ha finalmente pubblicato il bilancio della categoria nazionale e le buste paga dei segretari.
Ma nella fase applicativa il principio si rivela assai opacizzato. Come voi avete scritto, le buste sono state parzialmente “sbianchettate”, mentre il bilancio è stato presentato in una forma talmente “abbreviata” da non consentire agli iscritti una adeguata valutazione dei principali aggregati di entrata e di spesa e della loro dinamica, come prescriverebbe lo Statuto della Federazione.
L’art. 5 di questo Statuto stabilisce infatti (al punto d.) che tra i diritti dei soci c’è anche quello di “essere informati in modo adeguato dell’attività della Federazione”. Informazione che dovrebbe trovare la sua sintesi annuale, come avviene in tutti gli organismi collettivi, nel bilancio dell’esercizio, completato da una relazione morale sull’attività svolta e da una nota integrativa sulle variazioni dei flussi di entrata e di spesa; relazione e nota integrativa di cui non esiste traccia sul sito della Fai.
Riservandomi di entrare in un secondo momento nel merito dei difetti informativi che tali assenze comportano, desidero preliminarmente richiamare l’attenzione sulla procedura di approvazione e sulla impostazione contabile del bilancio, che si discostano nettamente da quelle seguite negli organismi associativi.
Circa la procedura, siamo ben lontano dal criterio civilistico che affida l’approvazione del bilancio all’assemblea dei soci. Ci rendiamo conto della difficoltà di applicare questo principio ad un sindacato che conta duecentomila soci e sappiamo che le associazioni hanno ampia autonomia nella regolazione del loro ordinamento interno. Ma ci domandiamo perché l’approvazione del bilancio non sia affidata all’organo più ampiamente rappresentativo dei soci, cioè il Consiglio Generale, e sia invece di competenza statutaria di un organo ristretto, cioè il Comitato Esecutivo, in cui siedono esclusivamente sindacalisti professionisti.
Circa l’impostazione contabile, è stata adottata quella propria di un’impresa, che il sindacato non è. Ci domandiamo perché non sia stata adottata l’impostazione di bilancio propria della associazioni, raccomandata dall’Agenzia per le onlus in un apposito atto di indirizzo, o dalla Commissione appositamente istituita nel 2002 dai Dottori commercialisti.
Sono d’accordo anzi mi domando perchè altre federazioni (first) non lo abbiano ancora fatto.
In Fiba ora First è normale disattendere le direttive confederali e fiscali.
Con la gestione del super gettonato Gallo ma anche dopo non si capisce come si recuperavano i benefits degli appartamenti (10-12?) in uso esclusivo anzi intestati ai segretari e ad alcuni coordinatori consulenti, dei cellulari, oltre alla sua auto a noleggio essendo che il soggetto gira solo in treno e aereo rimborsati, forse la macchina la usa in modo esclusivo(fuoristrada?) per la sua masseria e quindi in contrasto con la circolare 91Gm della confederazione per l’auto e alla pagina 212 e 213 del vademecum amministrativo e fiscale della confederazione. (dai bilanci che giravano da oltre 10 anni non risultano voci di recupero di detti benefits e quindi…..) anche lì approvava solo l’esecutivo e chissà perchè nessuno chiedeva essendo l’approvazione sempre all’unanimità.(se ci saranno problemi dovremmo come soci chiedere l’azione di responsabilità)
Nessuno della Confederazione ha mai fatto verifiche?
Un amico mi ha aperto gli occhi e con altri abbiamo chiesto un parere tecnico e siamo in attesa di altri pareri su altre voci, sta a tutti chiedere i bilanci e segnalare le anomalie e sta a voi lavorare per sollecitare risposte e chiarimenti.
Scusate, ma perché dite chè è difficile far approvare il bilanco dall’assemblea dei soci? Volendo, è facilissimo. Perché il congresso è l’equivalente dell’assemblea. E allora basta riconvocare una volta all’anno i delegati con un unico punto all’ordine del giorno: l’approvazione del bilancio.
Certo, questo sarebbe un esercizio di democrazia, alla quale forse siamo un po’ disabituati.
Nell’amministrazione pubblica ogni volta che si prende un provvedimento si indica anche la procedura per poter ricorrere qualora lo si ritenesse irrispettoso della legge. Come è possibile che qui tutto finisce sempre in una nebbia che tutto offusca e nasconde nell’oblio più profondo. Ho sempre saputo e creduto che ogni membro di una associazione ha diritto ad essere informato sul patrimonio dell’associazione fino all’ultimo centesimo come sono stati incassati e come spesi. Concordo pertanto con la pubblicazione del bilancio sia resa integralmente senza alcuna omissione o sbianchettatura. Quella dei dati sensibili è una tesi che non sta ne in cielo ne in terra e comunque se proprio ci tengono il modo c’è ed è semplicissimo si dimettano dall’incarico e tornino a guadagnarsi lo stipendio lavorando (come era e dovrebbe essere in un paese normale)
La proposta di sottoporre il bilancio all’assemblea dei delegati mi sembra ottima. Sarebbe anche sufficiente illustrare il bilancio all’assemblea organizzativa che si tiene a metà mandato e che può essere la sede idonea per una approfondita discussione sui dati economico finanziari della Federazione