Ci possiamo fidare?

Nel “clima cambiato” di questi giorni, la signora Anna Maria si compiace del fatto che dell’anticipo della pensione (nel senso che l’età pensionabile intanto continua ad allungarsi, ma pagando si può patteggiare uno sconto) il governo ne sta parlando con i sindacati. I quali sarebbero così nelle condizioni di rappresentare gli interessi di chi lavora, di farne sentire la voce.

Una buona notizia. A condizione però che chi rappresenta sia in grado di adempiere a questa funzione. A cominciare dalle necessarie nozioni di aritmetica. Perché se mancano quelle, il clima può essere il migliore del mondo ma, alla fine della fiera, si rischia qualche fregatura.

E allora, ci possiamo fidare della signora Anna Maria quando dice che chi anticiperà la pensione “non avrà penalizzazioni”? Non vorremmo che a lei, una donna tanto cara ma un po’ distratta, fosse sfuggito qualche numerino. Anche perché buste paga e calcoli per la pensione non sembrano essere il suo punto forte (per cose come queste, ci vorrebbe una sindacalista…).

Per dire, alla domanda più semplice da rivolgere a chiunque riceva una busta paga a fine mese, ossia “quanto guadagni?”, lei ha dato tre o quattro risposte diverse in dieci mesi: e alle Iene che gli fanno notare qualche incongruenza, lei risponde candida che “non si era proprio accorta“.

il fatto è che ad agosto scorso, quando la denuncia di Fausto Scandola diventa pubblica, lei dice di guadagnare 4.500 netti al mese (e lo ripete la Ventura Giovanna a “In onda” sul La7). Quando poi a novembre viene pubblicata la sua doppia busta paga (quella delle Poste più quella della Cisl), il totale è un po’ più alto:  4.848,03. Solo che poi passano due settimane, ed a Riccione, in una pubblica intervista con Dario Di Vico nella parte dell’intervistator cortese, lei, quasi sorpresa dalla domanda, risponde con nonchalancecredo 5200” (trecentocinquanta più, trecentocinquanta meno cosa vuoi che siano?).

Quindi, o non sapeva quel che diceva, o, se ha detto la verità, ha avuto due aumenti in sette mesi.

Comunqe, arrivata a 5200 almeno si ferma. Perché quattro mesi dopo, intervistata dalle Iene, ripete la stessa cifra (ed anche le nuove buste paga sul sito danno, più o meno questo risultato). Solo che, per complicare le cose, tira fuori che lei, da segretario confederale, già ne guadagnava 5.000.

Com’è questo discorso? Da segretario confederale cinquemila e appena eletta segretario generale quattromilacinquecento? Forse la segreteria generale è come la pensione anticipata, che per averla devi pagare con trattenute dalla busta paga?

Ma soprattutto, se basta una domanda così facile per farla andare nel pallone, che può succedere con un problema complicato del tipo “se l’età pensionabile nel 2016 è 66 anni e 7 mesi per gli uomini e un anno meno per le donne, ed un lavoratore o una lavoratrice vuole uscire tre anni prima (o viene costretto/a a voler uscire…), ed il governo prevede un anticipo da restituire in 20 anni con una rata che può arrivare al 15 per cento dell’assegno, conviene accettare o lasciar perdere?”.

La signora, che non è fortissima in matematica, è comunque contenta perché “il clima è cambiato”. E dei numeri chi se ne importa!

Forse avrà ragione lei, forse è il clima che conta. Ma forse aveva ragione Totò a dire che “è la somma che fa il totale”. E allora è forte il rischio che i lavoratori e le lavoratrici si sentano rappresentati meglio da altre organizzazioni. Che aspettano di far bene i conti prima di esultare ed esaltare i cambiamenti climatici a prescindere dalle conseguenze che hanno sulle nostre vite.

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2 Commenti - Scrivi un commento

  1. JE SUIS FAUSTO’ · Edit

    No assolutamente!!! Non possiamo e non dobbiamo fidarci della Furlan le ragioni sono tantissime ma due sovrastano le restanti; mi riferisco all’incompetenza acclarata e dimostrata in tante occasioni alcune delle quali sono state anche ricordate in questa ma il top la signora lo raggiunge e dimostra in ogni occasione, quando, non entra mai nel merito del confronto con proposte non dico alternative ma almeno minimamente discutibili. No, la sua preoccupazione è sempre una sola; di non dispiacere il potere e pertanto, impara a memoria le poche frasi fattegli arrivare dai canali riservati, sull’argomento, e pedissequamente ripeterà a chiunque la interpellerà sulla vicenda come lo scolaretto che ripete a memoria la poesiola..
    Questa è la realtà della classe dirigente italiana di oggi, più volte confermata anche dai parlamentari che interpellati sul contenuto di una legge da loro presentata non sapevano di cosa si parlasse a dimostrazione che gli estensori erano altri. Capito mi hai? direbbe l’amico Gavino? Ecco cos’è oggi la dirigenza Cisl dei meri esecutori d’ordini in cambio dei privilegi che tutti sappiamo grazie all’amico Fausto
    JE SUIS FAUSTO’

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  2. Mi sembra assurdo che temi come le pensioni. ma non solo vengano trattati e liquidati con poche e vacue parole di circostanza. Per questo motivo espongo a chi fosse interessato; quanto finora si è capito della vicenda; che potrà trovare una sua conclusione solo con la legge di stabilità che in genere si approva a fine anno dunque abbondantemente dopo il prossimo ballottaggio e referendum di ottobre; a buon intenditore poche parole.
    LA PENSIONE ANTICIPATA CONVIENE A POCHI MA TANTO ALLE BANCHE

    Il prestito pensionistico, presentato qualche giorno fa ai sindacati, lascia intatta la riforma Fornero che, non dimentichiamo era quello che l’Europa ci aveva imposto col Governo Monti nel 2011. Pertanto le lamentele comunitarie che oggi si leggono non hanno ragion d’essere ma servono per indurci a pensare che poteva andare peggio; la stessa tecnica con cui Bonanni/Furlan hanno sempre giustificato gli accordi sindacali firmati. Alla Furlan e al segretario FNP Bonfanti chiedo cortesemente di spiegarci chi è, secondo loro il benefattore che ci metterà i 9/10 miliardi, necessari per attuare l’accordo considerato che la disponibilità del governo non supererà il miliardo a fronte dei 10/11 necessari, se fatto a totale carico dello Stato?
    Noi abbiamo il forte dubbio per non dire la certezza che li metteranno i malcapitati pensionati e voi?
    Ecco, come La Furlan contratta gli interessi di noi pensionati. A proposito, ma il nostro segretario nazionale, BONFANTI Ermenegildo, esiste solo per incassare i mega-stipendi. Neanche in questa occasione ha ritenuto opportuno dire la sua. Certo che per essere segretario GENERALE di una categoria che copre quasi il 50% degli iscritti, vale meno di una scartina. Eppure ci costa, eccome (basta vedere le tabelle dell’amico Fausto).
    Dicono che la partecipazione di banche e assicurazioni garantisce che il circuito finanziario attivato si svolgerà tra istituzioni di mercato e singoli, con l’intermediazione dell’Inps e per questo, presentano le banche e assicurazioni come benefattrici. Ma è falso, in realtà sono le vere beneficiarie, perché i nostri mutui li trasformeranno in strumenti finanziari moltiplicatori che, a loro permetteranno di ridurre gli ammanchi, e a noi lasciano tutti i rischi che sappiamo essere legati ai derivati.
    Per i lavoratori la situazione è articolata. E’ evidente che nei casi di disoccupati a basso reddito, dove lo Stato si farà carico del rimborso delle rate del prestito, si tratta di una nuova forma di ammortizzatore sociale, reso necessario dalla fine prossima dell’indennità di mobilità. E allora che si chiami Ape o che sia un prestito, che richieda un rimborso resta il fatto che chi ne beneficerà non pagherà niente.
    Per i lavoratori in esubero ma non licenziati. E’ ancora da vedere in concreto quale sarà l’onere a carico del lavoratore e quale quello sull’impresa. Si è visto che il tentativo della «iso-pensione» prevista dalla riforma Fornero non ha funzionato perchè Le aziende preferito forme di incentivi all’esodo meno macchinose.
    Per chi volontariamente decide di lasciare il lavoro in anticipo rispetto all’età pensionabile, l’Ape non è conveniente. A meno di situazioni di estrema necessità. Perché mai un lavoratore dovrebbe accettare di accollarsi un prestito ventennale a tassi di mercato o quasi per andare in pensione uno, due o tre anni prima? Se per le situazioni di emergenza è più utile, in caso di dimissioni, utilizzare il TFR o l’anticipo della pensione integrativa, evitando prestito ed interessi?

    Quanti soldi perderà un lavoratore che decide di andare in pensione prima dell’età stabilità dalla legge Fornero per la pensione di vecchiaia?
    Sui redditi più alti il rimborso potrebbe arrivare addirittura al 20%. Il che significa che chi lascia il lavoro con tre anni di anticipo e una pensione netta pari a 2.500 euro al mese, potrebbe pagare una rata pari a 500 euro (su 13 mensilità). ll calcolo si fonda su un tasso di interesse fisso al 3% e una restituzione del prestito in 20 anni. Secondo gli stessi parametri, su una pensione netta di 1.000 euro al mese la rata (per 13 mensilità) potrebbe essere pari a 200 euro. In caso di tasso di interesse al 2% invece si scenderebbe a 182 euro mensili per 20 anni.
    Tenendo invece in considerazione una penalizzazione pari al 15% invece, chi va in pensione tre anni prima con un assegno pari a 1.000 euro lordi al mese, potrebbe subire una trattenuta pari a 150 euro lordi su 13 mensilità per 20 anni. (prestito 36.000 euro).
    Andando in pensione invece, due anni prima dunque, la penalizzazione potrebbe scendere al 10% e su una pensione di 1.0000 euro lordi, ogni lavoratore dovrà richiedere un prestito di 26 mila euro da ripagare in 20 anni. La rata mensile potrebbe dunque arrivare a 100 euro lordi al mese per 13 mensilità.
    Andando in pensione un anno prima (65 anni e 7 mesi), la penalizzazione sull’assegno potrebbe essere pari al 5%. Dunque, il pensionato dovrebbe ripagare (sempre su una pensione di 1.000 euro lordi) 50 euro lordi al mese per un totale di 13mila euro in 20 anni.
    S a v o n a, 17 giugno 2016 L u i g i V i g g i a n o
    F N P S A V O N A

    P.S. ricordo e consiglio agli interessati di non decidere fino a quanto non ha ben chiaro chi ci mette i 10 miliardi circa per coprire il costo dell’operazione

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