Tutt’altro che “babba”

babba

Tempi d’oro per i messinesi. Vincenzo Nibali, che a tre tappe dalla fine sembrava irrimediabilmente sconfitto, ha vinto il Giro d’Italia. Fabrizio Colonna, che meno di due anni fa era destinato a perdere il posto da segretario regionale per fare da secondo ad uno della Filca, ha prima salvato il posto a Palermo per poi conquistarne uno a Roma da capodipartimento nella Fai nazionale (che, come ci ha spiegato Enrico Marro sul Corriere della Sera, era stata commissariata perché la signora Anna Maria vuole che le strutture della Cisl siano guidate da persone “a lei fedeli”).

A chiudere la serie dei messinesi capaci di rovesciare la propria sorte, arriva l’elezione a segretario regionale della Fai di Calogero Cipriano; che pure, in base ad un principio di rotazione, in altri tempi avrebbe dovuto cedere il passo a qualche palermitano, o almeno catanese. E invece ha completato la tripletta messinese di questa magica primavera 2016.

E pensare che c’era chi la chiamava “la provincia babba”! Soltanto Bomba in provincia di Chieti può contare su di una densità superiore di dirigenti Cisl per centinaio di abitanti (“babba”, in siciliano, sta per “stupidotta”, “che non conta nulla”; anche Ragusa è stata definita così per indicare un territorio dove, vero o falso che fosse, la mafia non aveva radicamento).

Dietro a tutti questi successi, fatta eccezione per Nibali, c’è un uomo solo al comando. Che non è Fausto Coppi, ma Maurizio Bernava, un uomo simbolo di quel nuovo corso descritto da Enrico Marro sul Corriere della Sera, fatto in realtà dai bonanniani di ferro di ieri che si sono reinventati anti-bonanniani per mettere in carica la signora Anna Maria e ridisegnare l’organigramma interno a proprio vantaggio.

E che Bernava sia un personaggio chiave di questa stagione di rinnovamento (nel senso del “se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi“), lo dimostrano un paio di storie che Enrico Marro sul Corriere non scrive, ma il 9 marzo sì.

Quella di Catania, ormai, è roba nota. Una giovane segretaria della Cisl messa lì da pochi anni per dare un’immagine di rinnovamento, ad un certo punto non è più considerata “fedele”, per dirla alla Enrico Marro. O magari sarà anche fedele, ma invece di garantire fedelmente il controllo del territorio, crea problemi al signorotto che sta a Roma. Messa sotto pressione, si dimette e va al Consiglio generale della Cisl nazionale accusando Bernava e sperando forse nella solidarietà fra donne della signora Anna Maria, ed annunciando che a decidere sarà il consiglio generale di Catania. Dove intanto gira una lettera, a firma del segretario della Cisl scuola Pippo Denaro, che descrive come Bernava sta lavorando per eliminare la non più gradita Rosaria Rotolo. Tutto si consuma con una votazione sulle dimissioni che vengono accolte con appello nominale e voto palese (quello segreto ormai è di fatto abolito).

Se Rosaria Rotolo sperava di avere la solidarietà femminile della signora Anna Maria contro Bernava, ha dimostrato, ci perdoni l’interessata, una notevole ingenuità. Perché un conto sono i discorsi sulla valorizzazione dei giovani e delle donne, un conto è il disegno descritto da Enrico Marro sul Corriere della Sera, cioè mettere nelle stutture le persone giuste per predeterminare l’esito del prossimo congresso.

E in questo disegno, che non è democratico ma sembra che lo si possa scrivere sul giornale senza che nessuno di scandalizzi, Maurizio Bernava è un elemento essenziale. E lo conferma il fatto che sia stato scelto dalla signora Anna Maria per ripetere il modello Sbarra con il sindacato delle Poste. Ossia mandare da Via Po 21 un segretario confederale a mettere sotto controllo una federazione che sta creando problemi.

Come i nostri lettori sanno, e comunque possono leggersi tutte le puntate precedenti facendo una ricerca con la parola “Petitto”, a maggio è uscita da Via Po 21 una circolare per dire che Bernava è il reggente Slp da marzo (e già il ritardo nella diffusione della notizia è un’anomalia che ne fa sospettare molte altre).

Solo che poi qualcosa non pare sia andato per il verso giusto secondo i disegni di Via Po 21. Perché, a differenza dei segretari regionali della Fai che si sono consegnati mani e piedi al commissario senza batter ciglio, il gruppo dirigente Slp sembra intenzionato a fare a meno del reggente e ad eleggere la nuova segreteria. Anche a costo di rinunciare all’intramontabile. Che non è Gino Bartali ma Mario Petitto.

In attesa di sapere come finirà questa storia in una federazione chiave per la Cisl (perché i postali sono un po’ come Bomba: sono piccoli ma sembra che tutto debba passare da lì…) prendiano atto che c’è una federazione che non sembra intenzionata a farsi mettere la museruola da Via Po 21. Come invece ha fatto la Fai.

Una buona notizia? Fino ad un certo punto, almeno per noi. Perché vedere la Fai che deve prendere lezione di autonomia dai postali, è una cosa che, come si dice a Roma, ci fa veramente “rosicare”.

congresso messina

Condividi il Post

5 Commenti - Scrivi un commento

  1. Je suis Faustò anche moi) · Edit

    Ripeto ma a sto giornalistadel corriere qualcuno ha mandato qualcosa che descrive una cisl diversa
    scriviamo al direttore e agli altri giornali.
    vi supplico non restate solo nel vs ambito abbiate coraggio coinvolgete tutta la stampa
    questi sono come le vipere se non li colpisci alla testa ti mordono e hanno mille vite per .oro soldi e potere sono droghe ripeto droghe

    Reply
  2. Qualcuno di quell’area geografica mi faceva notare un particolare che è sfuggito a molti ovvero che Messina è più vicina alla Calabria che a Palermo ………e se consideriamo il valore apparente degli uomini in campo sappiamo tutti che è meno di zero. Ma se invece……non apparente allora le cose cambiano come la cronaca quotidiana ci racconta. Non vi pare?

    Reply
  3. si consumano sempre di più atti di puro potere all’interno di una organizzazione con regole democratiche. Non c’è merito solo imperio. Il pusillanime messinese ha solo il suo disegno in testa, tutti restano a guardare nessuno ha il coraggio di chiedere perché? Tutti con scheletri negli armadi? Gente diventata serva, gente con nessuna speranza di poter avere diritto di applicazione delle regole. Troppa ignoranza forse su statuto e regolamento? L ignoranza è la forza del dittatore. Speriamo di poterli vedere piangere presto, ma solo se qualcuno ha il coraggio di metterci la faccia e uscire allo scoperto e creare un punto di rottura. Tanto così facendo pochi hanno interessi per gli iscritti e il futuro è già ieri

    Reply
  4. Sono d’accordo con l’amico che sostiene di allargare l’iniziativa alla stampa “esterna”, e credo che dovremmo rilanciare concretamente anche quella giudiziaria, visto che, almeno finora e per quanto se ne sa, gli esposti/denunce del compianto Scandola non hanno avuto seguito. Non possiamo rischiare, come certamente sperano “le vipere”, che tutto vada scemando fino al dimenticatoio. Le vipere infatti, ed anche qui d’accordo con l’amico commentatore precedente, vanno colpite in testa, altrimenti, come purtroppo finora sta succedendo, i morti li fanno loro, con il loro veleno e la loro cattiveria cinicamente e predeterminatamente utilizzati per conservare e consolidare il potere acquisito col terrore. Sappiamo tutti come si chiama questo metodo purtroppo impronunciabile e non possiamo lasciare che si consolidi. Lo dobbiamo ai tanti “morti e feriti” che questi esseri hanno fatto e continuano a fare e soprattutto lo dobbiamo alla CISL. Diamoci una mossa

    Reply

Rispondi a Je suis Faustò anche moi) Annulla risposta