Troppo onore

Il “Diario sindacale” di Enrico Marro scrive, a pagina 8 del “Corriere economia”, di avvicendamenti in corso nella Cisl a vari livelli, il cui filo comune sarebbe il disegno politico della signora Anna Maria di “recidere tutti i legami” con la stagione di Raffaele Bonanni.

In realtà, l’unica vera maniera per recidere tutti quei legami sarebbero le sue dimissioni. Perché la signora,  era in segreteria confederale il 3 maggio 2006, quando Raffaele Bonanni annunciò ai colleghi di Via Po 21 “più soldi per tutti”, e non intendeva lavoratori né pensionati; perché la signora su proposta di Raffaele Bonanni viene eletta segretario generale aggiunto a giugno del 2014; e perché la stessa signora viene eletta segretario generale al posto di Bonanni con voto praticamente unanime. Quindi col consenso di Bonanni e dei suoi. E c’è una foto che lo racconta bene. E poi, a recidere i legami con l’era di Bonanni, rischierebbe di tornare all’epoca di Pezzotta. Quando lo stipendio da segretario generale della Cisl era poco più della metà di adesso.

Ma su questo e su altro torneremo un’altra volta. Perché la prima cosa che ci preme è commentare il passaggio che parla della Fai, definita una catgoria “ribelle”, affidata a sua eccellenza il dottor Sbarra dell’Anas nell’ambito di quest’opera di presunta debonannizzazione.

Chi legge questo blog conosce la storia della Fai, e non la ripetiamo. Ci permettiamo solo di osservare che purtroppo, di grandi ribellioni nella Fai non ce ne sono state. Se non una volta, al congresso dell’Ergife, grazie al voto segreto, nell’ottobre del 2014. Quando era appena caduto Bonanni e si credeva forse che la Cisl fosse tornata libera (qualcuno nella Fai è stato licenziato, con decreto a firma di sua eccellenza il dottor Sbarra dell’Anas, per aver osato dirlo ad alta voce. E Marro, che ci legge, dovrebbe saperlo).

Altre ribellioni non ne ricordiamo. Né prima, quando Bonanni ordinò la fusione con la Filca, né dopo, quando la nostra iniziativa di impugnare l’illegittimo commissariamento fu condannata dai segretari regionali della Fai come “lontana anni luce” da una normale dialettica democratica interna alla Cisl (commissariare una federazione per ritorsione contro il voto di un congresso, invece, è democratico). E neppure alla fine del commissariamento, al congresso finale quando la Fai si è autocommissariata.

E allora, lo diciamo con dispiacere, la definizione di federazione “ribelle” è un onore troppo grande per la Fai, oggi come oggi. Purtroppo la storia parla solo di un momento di libertà, una piccola parentesi nella vita di un’organizzazione fatta di valvassori e valvassini che hanno semplicemente cambiato signore: ieri fedeli a Bonanni e al vassallo Cianfoni, e oggi a sua eccellenza il dottor Sbarra dell’Anas. Con la stessa dedizione totale quanto fasulla sia ieri che oggi, pronti domani a cambiare mano da baciare al prossimo giro di valzer.

Questo per quanto riguarda la Fai. Ma l’articolo di Marro racconta tante altre storie sulle quali ci promettiamo di ritornare. Su quelle e su un paio di quelle di cui l’articolista del Corriere non parla. Una riguarda Catania, e l’altra Il sindacato delle Poste.

Due vicende nelle quali gioca la sua parte un signore che si chiama Maurizio Bernava. Che Marro non nomina, ma è una figura chiave.

E già questo dice molto su come vermente stiano oggi le cose nella Cisl, comunqe le racconti e le abbellisca il Corriere della Sera.

Condividi il Post

3 Commenti - Scrivi un commento

  1. Marro, quaranta anni di racconto della cisl. A modo suo: quasi d’Antoniano, critico con Pezzotta, esalta Bonanni (senza accorgersi che cambiava la pelle alla cisl e alla sua partecipazione interna che i fondatori avevano voluto basata sulle categorie). Poi per Marro cambia l’aria. Mai la notizia, primo compito di un “informato” di un grande giornale. Forse non si è mai accorto della Fisba prima e della Fai dopo e questo lo facilita nel raccontarla come un gruppetto ribelle. E’ come se Alexis de Tocqueville , nel suo viaggio in America, non si fosse accorto che c’era qualche problema nella democrazia americana che meritava di essere colmata.

    Reply
  2. Marro è noto per la sua camaleonticità dunque i suoi resoconti vanno letti come gli inchini di un valletto al padrone di turno. Però in questo caso ci da la possibilità per un verso di sputtanarlo per quello detto e per un altro di sputtanare anche la sua signora che nella foga di voler servire è senz’altro riuscito, ma se bene o male é tutto da vedere. Perchè pare che la signora era la vera referente degli ottimati ha dovuto aspettare il suo turno perchè non avendo le capacità andava si benissimo per i padroni ma molto meno per le categorie del sindacato che potendo esprimere di più e meglio non l’avrebbero accettata ed allora si ebbe l’era Bonanno per scaldare la sedia a madame in attesa che l’avvento della Camusso aprisse le porte ad una donna anche nella cisl; lei è state eletta per due motivi perchè ubbidisce tacendo, ed è donna punto. Al resto provvede chi di dovere a volte senza neanche interpellarla. Ricordate la figuraccia fatta di recente dalla cisl col gioco d’azzardo? Questa è molto più pericolosa per se e per gli altri …… Auguriamoci che lo diventi presto anche per i suoi sponsor e che così decidano di defenestrarla .

    Reply
  3. Era dai tempi di Trombadori in cisl che Marro non è così dettagliato. Ma sempre organigrammi, mai una posizione politica. Anzi forse no, quando annunciò che Bonanni era impegnato nella grande riforma della cisl, che non essendo necessaria, non andò poi in porto. Forse Bonanni era troppo impegnato a riformare il proprio stipendio, non certo quelli dei lavoratori. I contratti che regolano i trattamenti dei lavoratori si fanno nella categorie trascurate dai giornali italiani che amano tanto il generalismo anche del sindacato: mai un dettaglio, mai una informazione sulle distinzioni inevitabili nei sindacati di settore che devono fare i conti, non meno delle imprese, con le sfide del mercato. Il generalismo anche nel sindacato, che poi finisce per dare ossigeno solo alle posizione ideologiche che resistono, anacronistiche ,nella Camusso.

    Reply

Rispondi a Anonimo Annulla risposta