Della lettera a firma Pippo Denaro che abbiamo pubblicato ieri e che racconta un po’ di fatti che hanno preceduto le dimissioni di Rosaria Rotolo da segretaria della Cisl di Catania (un membro del collegio dei sindaci che si dimette, la Fnp che contesta platealmente il segretario dell’unione, riunioni carbonare eccetera) ci hanno colpito due cose: la prima in positivo, e la seconda perché ci ha fatto venire in mente un’altra storia che riguarda la Fai.
Il fatto positivo è che la lettera sia firmata.
In una Cisl dove il diritto di critica sembra essere diventato tabù e dove per sostituire Bonanni si è dovuti ricorrere alle lettere anonime quando sarebbe bastato non votare all’unanimità la proroga nel mandato oltre il 65/o anno di età, è importante che ci sia qualcuno capace di parlare, di prendere posizione e di farlo con la propria faccia, col nome e col cognome. Rompendo la prassi di unanimismi che sempre più spesso sono assolutamente falsi.
Il punto che ci ha fatto venire in mente qualcosa è il passaggio della lettera in cui Pippo Denaro racconta, come se fosse un sogno, una riunione fra “un signore ed i suoi vassalli” che si incontrano “come carbonari” per complottare. Una riunione in cui il “signore” ha ordinato “di spegnere i telefonini e posarli a vista sul tavolo”. Un particolare che rende il racconto molto preciso, e molto credibile.
A chi verrebbe in mente che i telefonini potrebbero essere usati da qualche spia per far conoscere all’esterno ciò che si dice? E’ ovvio, a chi è abituato ad usare questi stessi metodi.
Ad esempio, nei giorni che precedettero il congresso della Fai all’Ergife nel 2014, quello che finì senza scioglimento grazie l’ultimo atto libero di una federazione dal passato glorioso, ci furono alcune riunioni del “fronte del no” allo scioglimento con la partecipazione di alcuni segretari regionali e di qualcun altro.
Di quei partecipanti, due sono stati epurati in malo modo dal commissario. Altri si sono salvati, soprattutto se hanno fatto atto di sottomissione al signore e ne sono diventati vassalli.
Uno solo ha fatto carriera ed è entrato nella nuova segreteria della Fai.
Era quello che teneva il telefonino aperto durante le riunioni “segrete”. Era quello di Messina. Ed è probabile che fosse di Messina anche chi stava ad ascoltare.
Ecco perché il racconto di Pippo Denaro, del quale non possiamo dire nulla nel merito, ci suona del tutto meritevole di essere creduto.
Come in Liguria!