La Uila ringrazia

A primavera si contano le tessere. Ad esempio, al congresso di autocommissariamento della Fai, la relazione ha assicurato, senza fornire troppi dettagli, che gli iscritti sono cresciuti del tre per cento. Il che vuol dire che, così ad occhio, siamo sempre attorno a duecentomila.

Strano, perché intanto girano voci di regioni del sud dove interi pacchetti di tessere si sarebbero spostati su altre organizzazioni. E sembrano confermarlo le voci che darebbero la Uila in ulteriore rafforzamento. Soprattutto ai danni nostri. Forse è per questo che la Puglia, una delle regioni che sarebbero più interessate al travaso, conta oggi ancor meno di ieri nella Fai, dove prevale la componente calabro-sicula con appendici in Marocco. O forse dipende dal fatto che il versante adriatico è rappresentato dalle Marche?

Eppure sembra che le cose alla Fai non siano mai andate così bene.

“In questo anno e mezzo di commissariamento – c’è scritto nella relazione congressuale – la Fai è cresciuta. Il tesseramento 2015 chiude infatti con un incremento del 3 per cento. La Federazione si consolida sia a nord che a sud. Aumentano costantemente gli associati immigrati. Nell’agroalimentare si rafforza, inoltre, la presenza femminile e la quota di lavoro giovanile”.

E la stessa signora Anna Maria, come risulta da un tweet, nel suo intervento si è spinta a dire, con un enfasi forse eccessiva sia sul passato che sul futuro,

“la Fai può e deve tornare ad essere il primo sindacato nei settori che rappresenta”

E allora, dov’è la verità? Forse si può leggere fra le righe della stessa relazione congressuale. Perché sia l’aumento complessivo, sia il fatto che esso sia omogeneo fra nord e sud, sia il rafforzamento della presenza di donne e giovani potrebbero essere spiegate da un unico motivo: per dirla con le ipsissima verba del dottor Sbarra dell’Anas “aumentano costantemente gli associati immigrati“. Che di per sè è un ottima notizia. E trova riscontro nella composizione della nuova segreteria; che non ha ancora una donna, ma ha sostituito l’immigrato albanese con l’immigrato marocchino. Che è anche presidente dell’Anolf (a proposito, è ancora in carica?). E che non ha mai seguito il settore, né risulta avere alcuna competenza specifica, se non quella in belle parole buone per ogni occasione.

E allora, se l’immigrato c’era già, e se in prima battuta quel posto sarebbe spettato finalmente ad una donna in una federazione che è sempre stata composta in maggioranza da donne, e se qualcuna aveva effettivamente aspirato, perché scegliere proprio lui?

A questo punto qualcuno potrebbe avere un sospetto: non è che per caso la Cisl ha deciso di spostare, attraverso l’Anolf, pacchetti di tessere di immigrati e concentrarli sulla Fai del dottor Sbarra dell’Anas, in modo da compensare i pacchetti in uscita verso altre organizzazioni? Perché se fosse vero che tutte le organizzazioni del settore aumentano contemporaneamente con certe percentuali, il sindacalismo agroalimentare italiano sarebbe un caso straordinario e in controtendenza su scala mondiale.

Ma a noi risulta invece che la Fai, già da qualche anno, perde pezzi anche importanti in diverse regioni.

E la Uila ringrazia.

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3 Commenti - Scrivi un commento

  1. …Miserevoli bugie raccontate anche male. Si,perché non c’è bisogno di essere degli esperti(nello specifico di questioni FAI) per capire che le affermazioni riprese dalla pantomima(vedi relazione)del dr. sbarra(minuscolo) dell’ANAS relative al tesseramento dato-udite udite-in aumento,fanno parte di una verità virtuale in perfetto “stile” stradiniano che non trova riscontro nella realtà,salvo ovviamente “travasi” di pacchetti di tessere ANOLF-FAI quali quelli verosimilmente ipotizzati nell’art. che si sta commentando. Infatti,numeri alla mano,fidatevi, il 90%(dato per difetto) delle regioni e quindi delle province meridionali e non solo meridionali,registrano una emorragia di iscritti progressiva quanto puntuale da molti anni(almeno in questo non c’è stato effetto commissario,ma certo neanche alcun miglioramento). Credo si possa affermare senza tema di smentita,se si facessero verifiche SERIE sugli iscritti REALI, si accerterebbe che negli ultimi dieci anni c’è stata una diminuzione di associati reali,di oltre la metà di adesioni. In alcuni ambiti peraltro fondamentali,ad esempio le deleghe su domande di disoccupazione o comunque centralizzate(e questo dato è riscontrabilissimo e sui “numeri”INPS non si può barare-volendo). Non credo di sorprendere nessuno ricordando la “pratica” nota quanto impronunciabile dei gonfiamenti di numeri che si fanno annualmente nella fase di chiusura del tesseramento per non parlare di quelli che si realizzano,a richiesta,con coperture anche economiche(abbattimento costo tessera) e coordinamento dei “livelli nazionali”. E LA UIL RINGRAZIA

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  2. Bisogna tenere presente che il sistema di tesseramento è cambiato; e non c’è più “un contributo, una tessera, una testa”. Il prelievo in percentuale dei contributi entrati nelle strutture sindacali ripartiti con i “conti ciechi” non consente più alcun controllo, come invece si poteva fare una volta. Oggi il controllo ce l’ha solo la confederazione perchè la questione si gioca tutta su quanti soldi entrano, mica su quanti iscritti ci sono. E poi, a quanto si dice, soprattutto al sud accade uno strano fenomeno: diminuiscono i soldi delle entrate e aumentano gli iscritti. La confederazione quindi se vuol far apparire che la Fai sta bene ad iscritti non ha bisogno di aumentare la quota degli immigrati. Ma certo, allo stato, potrebbe ricorrere a quel meccanismo, visto che l’anagrafe è verificata solo dalla confederazione che comunque potrebbe sostenere che non è accessibile per questioni di privacy.
    Il dato verificabile potrebbe essere quello delle deleghe per ds all’INPS: ma anche quì il dato è coperto da mistero perchè ogni patronato conosce i suoi, ogni federazione pure. Insomma il peso di ogni organizzazione è segreto di stato.

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