Il giorno e la notte

Nel bollettino della vittoria diramato dal dottor Sbarra dell’Anas attraverso Facebook, nel discorso pometino della signora Anna Maria, in tutti gli innumerevoli tweet e post sui social (mamma mia, stiamo cominciando a parlar la “neolingua” anche noi!) di quelli che si sono fatti vedere al congresso di autocommissariamento dall’Antonella a Pomezia, il futuro della Fai e della Cisl è dipinto come radioso.

Un giorno nuovo è sorto per merito del commissariamento e grazie a guide illuminate come lo Sbarra e l’Anna Maria “non mi ero accorta di prendere tutti quei soldi” Furlan! L’illuminazione ha così vinto sulle tenebre dell’oscurantismo e dell’opacità delle gestioni del passato! E infatti, come ricorderanno i frequentatori della sede Fai in Via Tevere 20, una delle principali attività del precedente segretario generale era controllare che non ci fossero troppe lampadine accese per evitare sprechi…

Ma a volte le coincidenze della vita sono rivelatrici. Perché contemporaneamente a queste autocelebrazioni, è uscito un articolo sulla Civiltà cattolica che non parla della Fai e non parla solo della Cisl, ma che si intitola “La notte del sindacato“. Il che suggerisce che la realtà sia il contrario del giorno luminoso celebrato nei riti esoterici di massa dell’Antonella.

Ora non sappiamo se abbiano ragione il dottor Sbarra dell’Anas e nostra signora delle Poste a dire che la Cisl sta vivendo l’alba di un giorno radioso; o se possa aver ragione il padre gesuita Francesco Occhetta che legge la situazione attuale come una notte per tutti, quindi anche per la Cisl e la Fai.

Magari hanno torto tutti, e la verità sta in mezzo. Forse sono provocazioni eccessive quelle del pur cauto padre gesuita, e certe critiche non sono necessariamente condivisibili in tutti gli aspetti (sulla questione dell’articolo 39, ad esempio, la lettura della Civiltà cattolica presta il fianco a diverse critiche); ma si tratta comunque di osservazioni che richiedono, anche per l’autorevolezza di chi le propone, una riflessione ed una risposta. E i problemi sollevati sarebbero da non sottovalutare:

“La lunga notte nella quale è immerso il sindacato sembra soffocare la speranza di un’alba nuova…”;

“in pochi anni i sindacati si sono trovati a inseguire nuovi modi di tutela senza essere riusciti ad anticiparli e a prevederli…”;

“giocano a favore di Renzi la debolezza e le divisioni interne dei sindacati, come pure il calo della fiducia tra i cittadini, registrato dai principali sondaggi…”;

“il nuovo scenario interno, che ha colto impreparati anche molti sindacalisti, ha imposto di ricorrere ai ripari attraverso soluzioni affrettate…”;

“malgrado gli sforzi del sindacato, va però riconosciuto che il livello di consenso e la legittimazione tra i lavoratori sono calati…”;

“in questi ultimi anni i sindacati hanno patrimonializzato i loro beni e investito sia nei Caf, per dare servizi sul territorio, sia negli sportelli di consulenza giuridica. Questa trasformazione dei servizi rappresenta una delle principali entrate economiche, ma pone un problema sulla loro natura…”.

Parole preoccupate e preoccupanti, a fronte delle quali le giulive narrazioni sbarriane e furlaniane suonano come monologhi disconnessi dalla realtà. Oppure possono ricordare l’atteggiamento dei bambini che, di fronte ad una cosa brutta, si coprono la faccia credendo che, sparendo la visione di ciò che fa paura, sparisca anche la cosa.

Noi, invece, accettiamo l’invito alla riflessione. Ed oltre ad offrire, come sempre, questo spazio a chiunque voglia dire la sua, ci proponiamo di sollecitare un confronto non solo interno alla Cisl e non solo sulla Cisl (dove ormai chi vuol capire come stanno le cose dovrebbe averlo capito), ma fra sindacalisti e sul sindacato in quanto tale. Quindi anche a chi viene dalla Cgil o dalla Uil, come a tutte le diverse realtà del mondo del lavoro: dal lavoro autonomo (reale o fittizio), al sindacalismo cosiddetto autonomo (un modo vecchio di definire tutto ciò che non si riconosce in quella che, con definizione altrettanto vecchia, era chiamata la “triplice”), ai sindacati di mestiere (una galassia fatta di esperienze diverse e talora opposte) al sindacato d’impresa (perché i problemi di rappresentanza ci sono anche lì).

Perché poi, come dice la canzone, “la notte segue sempre il giorno, ed il giorno verrà”. Ma questo non vuol dire che basta aspettare che passi la nottata. Il problema è quale sindacato ci sarà quando sorgerà il sole. Un sindacato fatto di apparati che si autolegittimano (magari con un generoso finanziamento pubblico garantito dall’applicazione dell’articolo 39) o un sindacato-associazione che sia capace di rappresentanza.

La seconda prospettiva ha dignità, e vale la pena impegnarsi per questo. La prima sarebbe solo una maniera di sopravvivere alla propria fine.

“il sole/si levava che il giorno era vecchio per loro”

(Cesare Pavese, I mari del Sud)

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Un Commento - Scrivi un commento

  1. Rendo merito a Don Francesco Occhetta che mi son preoccupato di leggere subito, dopo la vostra citazione, perché ha focalizzato in modo semplice ed efficace buona parte dei problemi che per anni ho cercato di sollevare in diverse sedi e ruoli; sempre con spirito costruttivo e privo di qualsiasi ambizione carrieristica e puntualmente sono stato trattato come un appestato e piantagrane perché osavo mettere in discussione lo statu quo.

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