La conseguenza

Altro che “da domani saremo trasparenti”, altro che “col nuovo regolamento non c’è più il problema”. Altro che “due o tre casi”. Altro che “elucubrazioni” di Scandola, o “fantasie” e “battaglie personali spacciate per sensibilizzazione generale”, su mandato di questo o di quello.

Ormai è chiaro, e col tempo rischia di esserlo ancora di più, che negli ultimi anni ai vertici della Cisl non c’è stato rispetto delle regole. Che chi aveva il controllo politico dell’organizzazione si è sentito libero di muoversi senza dover rispondere del proprio operato. Premiando i fedeli e castigando i ribelli. E che anche l’operazione del nuovo regolamento nasce sotto il segno del trasformismo, per permettere al ceto dirigente di perpetuarsi senza render conto di quel che è stato fatto.

La posizione del dottor Sbarra dell’Anas è la sintesi di questa situazione che può essere definita tranquillamente arroganza del potere: imposto come commissario ad una federazione il cui congresso non aveva obbedito alle indicazioni confederali, si è atteggiato a grande moralizzatore per un anno (mentre occupava personalmente tutte le posizioni dalle quali gestire risorse: la società Rinnovamento, l’editrice agrilavoro, la fondazione Fisbafat), ed ha licenziato persone oneste ma non allineate (mentre qualcun altro veniva promosso). Intanto nascondeva redditi nettamente superiori ai limiti indicati dal regolamento confederale, ed un rapporto di lavoro instaurato con l’Anas (per fare cosa?) mentre faceva il segretario regionale, e proseguito mentre faceva il segretario confederale.

Ricordiamo che in questi mesi, da quando si è cominciato a discutere pubblicamente della questione dei compensi nella Cisl, sono stati in molti che, magari lamentando i danni all’immagine della Cisl o prendendo le distanze dai metodi di Scandola, hanno comunque detto che eventuali situazioni non regolari avrebbero dovuto essere sanzionate. E portare anche alle dimissioni dei responsabili di situazioni come quelle che il professor Treu ha definito “una truffa ai danni degli associati”.

Citiamo alcuni passaggi, presi da documenti ufficiali di organismi o dirigenti della Cisl nelle ultime settimane.

“…chi non rispetta le regole della Cisl e chi adotta comportamenti eticamente sbagliati deve fare un passo indietro”

“…si verifichi chi, a tutti i livelli, non ha rispettato le regole esistenti e conseguentemente nei confronti di chi non le ha rispettate vengano presi i giusti provvedimenti … siano essi operatori sul territorio, segretari nazionali di categoria o confederali”

“…chiediamo, di conseguenza, che siano immediatamente accertate le notizie relative ai ‘generosi’ compensi percepiti da alcuni nostri dirigenti. Se confermate, è doveroso che vengano prese nei loro confronti i provvedimenti necessari a ripristinare il rapporto di fiducia …”

“Anche i soldi degli iscritti e dei lavoratori sono sacri e di conseguenza chi con inaccettabile leggerezza se ne è approfittato ha compiuto azioni sacrileghe”

“… per dare un segnale perentorio e inequivoco di cambiamento non occorrono due giorni. Bastano due ore”

“qualora la dismisura dei redditi di questi dirigenti fosse confermata, come ultimo gesto dignitoso nei confronti della Cisl, chiediamo le loro dimissioni”

Ecco, la parola “dimissioni” ci sembra che indichi l’unica conseguenza da tirare nella situazione del dottor Sbarra dell’Anas. O la tira lui, o qualcun altri dovrà farglielo presente. A meno di non mettersi nella sua stessa posizione.

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Un Commento - Scrivi un commento

  1. SONO TUTTI LIMONI DELLO STESSO ALBERO O MEGLIO GAMBE DELLO STESSO TAVOLO; BEN CONSCI DEL FATTO CHE SE UNO SI ROMPE UNA GAMBA CADE IL TAVOLO (OVVERO TUTTI).
    Si sono dimostrati così piccoli e supponenti da non aver capito che le dimissioni, date a tempo debito, erano l’unica strada per salvare la faccia e probabilmente per qualcuno rimanere anche a galla. Ma la politica vera non si improvvisa o bypassa con la furbizia (si ha o non si ha)
    “chi è causa del suo male pianga se stesso”

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