Lettera aperta a un amico

Questa lettera aperta è rivolta ad un dirigente locale della Fai. che ha inviato a Fausto Scandola (e per conoscenza ad altri) una risposta ad una sua mail chiedendogli di non fargli più perdere tempo con le sue iniziative, giudicate pretestuose e definite “battaglie personali spacciate per sensibilizzazione generale”.

Caro amico,

anche se la tua lettera non era indirizzata a noi, ci permettiamo di risponderti lo stesso; un po’ per il piacere di riprendere le comunicazioni interrotte causa commissariamento, un po’ perché ci siamo sentiti chiamati in causa dalle tue considerazioni.

Perché questo sito, che è nato a sostegno dell’iniziativa di impugnare in giudizio l’illegittimo commissariamento della federazione, ha sempre riconosciuto (diversamente da te) il valore delle iniziative di Scandola; e soprattutto non può accettare che il collegio confederale dei probiviri espella, violando le norme procedurali e le garanzie dei diritti previste dallo statuto della Cisl, chi contesta l’operato della dirigenza.

In breve, ci sembra che la nostra iniziativa e quella di Scandola, così lontane fra di loro, anche perché noi siamo nati prima, abbiano in comune l’insoddisfazione per la vita democratica interna alla Cisl.

Non ti interessa la democrazia? Non ti interessa che la Fai non abbia più da un anno (e non avrà per altri sei mesi) un consiglio generale dove i rappresentanti di tutti i territori possano decidere la linea su questioni come il caporalato, delle quali abbiano lasciato il monopolio alla Flai? Non ti interessa sapere che nella Cisl c’era chi commissariava gli altri accusandoli di non rispettare la parola data, e poi di altro, ed intanto era (se Scandola non mente) il primo a non rispettare le regole?

No, non ti interessa. Tu chiedi di essere lasciato in pace, nel tuo lavoro quotidiano in mezzo ai lavoratori. Ma guarda che fare il sindacalista non è un affare solo fra te e loro. Questo non lo abbiamo mai imparato nei corsi di formazione della Fai. L’identità della nostra federazione, la cifra del nostro impegno, è sempre stata un’idea forte di rappresentanza, fatta in egual misura di cose grandi e di cose minime, di minuscole vertenze e di grandi battaglie, di un banale modulo da riempire o della pace nel mondo. Tutto con la stessa dignità e la stessa importanza. Perché tutto fa parte dello stesso mestiere e della stessa vocazione.

Non te lo ricordi più? Siete tutti così intimoriti dal commissario che vi siete rinchiusi nel vostro guscio, contenti di essere sopravvissuti (ma non tutti; ci pensi mai alle famiglie di chi è stato licenziato? Perché anche a te capiterà di difendere qualche licenziato, ed allora sai bene qual è il giudizio su chi si volta dall’altra parte in questi casi…)?

Ma forse stiamo sbagliando. Forse l’amarezza ci ha preso la mano e stiamo esagerando. Magari tu hai le tue ragioni e siamo noi che non riusciamo a vederle. In questo caso, ti chiediamo scusa.

Ma di una cosa non chiederemo mai scusa; di aver preso in mano la bandiera della difesa della Fai quando chi avrebbe avuto il dovere di tenerla alta l’aveva lasciata cadere, rinchiudendosi nel guscio.

E non ci pentiremo mai di aver sostenuto le iniziative di Scandola. Perché i soldi dei lavoratori meritano rispetto.

Un saluto fraterno, come ai vecchi tempi

www.il9marzo.it

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3 Commenti - Scrivi un commento

  1. Il signor x, che ha scritto a Scandola quelle scemenze, è uno dei tanti servi sciocchi, attivati dal padrone per contrastare la verità che ricordando una vecchia canzone (per rispondere a cotanta intelligenza) la verità fa male. E comunque se le regole democratiche le fanno tanto schifo come mai rimane nell’organizzazione?

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    1. Non siamo del tutto d’accordo con questo commento. Se l’avessimo ritenuta la lettera di un servo sciocco del commissario, non avremmo risposto. Si tratta di una persona che conosciamo, e che ci sembra essere caduta nell’equivoco che attanaglia tutta la Fai commissariata. Cioè che si possa tirare a campare in periferia, visto che il commissario ti lascia il quieto vivere, stipendio compreso (tranne un paio di casi) in cambio di consenso passivo.
      Ma una Fai così rischia di non aver più niente da dire.

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  2. A proposito di non rispettare le regole permettete un ricordo e una domanda. Il ricordo: il Commissario appena arrivato ha licenziato alcuni collaboratori sulla presunzione di violazioni gravi anche statutarie. La domanda: se il Commissario che è anche Segretario Confederale avesse percepito stipendi superiori a quello stabilito dal regolamento, violando clamorosamente lo statuto, chi potrebbe o dovrebbe infliggergli la stessa pena?
    Se la risposta è “gli organi della cisl” che comunque danno sempre ragione al potere, allora è un caso che interessa l’antimafia.

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