Se c’era un segretario regionale della Fai sul quale, nei giorni dell’Ergife e soprattutto dopo, non abbiamo mai avuto dubbi, questo era Onofrio Rota. Lui, che univa una visione meridionale dei rapporti politici a modalità di comportamento imparate nel Veneto, stava al 100 per cento contro di noi. E quando qualcuno di più in alto di lui lo chiamava, da via Tevere o da via Po, la risposta era sempre un “signorsì” (o forse un “comandi!”).
E lo sapevamo anche il 9 gennaio 2015, quando l’illegittimo commissario Sbarra approvò personalmente all’unanimità un documento dei segretari regionali della Fai.
Con quell’infame pronunciamento i segretari della Fai (appena sbugiardati da un congresso che aveva bocciato il testo sullo scioglimento al quale avevano dato via libera, presente la signora Furlan) avallavano preventivamente i licenziamenti del commissario e definivano il nostro ricorso contro il commissariamento un’iniziativa “strumentale, capziosa, lontana anni luce dalla normale dialettica democratica interna gli organismi (sic!) della Federazione e della Confederazione ed assolutamente estranea alla cultura ed alla storia della Federazione“.
Ma noi sapevamo che quell’unanimità era falsa. Perché sapevamo benissimo chi era con noi, chi lo sarebbe stato ma tentennava perché gli erano state fatte promesse (poi non mantenute), e chi invece era certamente dall’altra parte.
E fra questi ultimi, Onofrio Rota più di tutti. Sempre dalla parte del più forte, come quando batteva le mani ad Albino Gorini che lo aiutava ad avere il titolo di studio ora vantato nel curriculum (perché Albino ha fatto anche cose sbagliate), sia quando le batteva ad Augusto Cianfoni ed alla fusione con la Filca (che riunificava anche la sua storia sindacale), sia quando ha battuto le mani al commissariamento della Fai per fare la FaiFilca nonostante il voto contrario del congresso, sia quando ha battuto le mani al commissario quando non ha fatto la FaiFilca per la quale era stato nominato. Il tutto culminato in un recente annuncio al consiglio generale, quando pensava forse al proprio futuro, che era arrivata l’ora di scrivere la storia di quella mancata fusione e magari battere le mani a sé stesso. Quella storia che noi abbiamo fatto con i nostri no, e lui non ha fatto preferendo fare carriera con i suoi “signorsì”.
L’ultimo “signorsì”, però, gli è andato storto, forse perché “signorasì” suonava troppo male. E forse perché il suo solito gioco, cioè stare con il più forte ma essere anche pronto a sparlare del più forte con i deboli e dei deboli con il più forte, questa volta pare gli sia andato di traverso.
Noi non sappiamo, ad esempio, cosa dicesse nei suoi colloqui con Francesco Lauria sul conto di Daniela Fumarola (ma lei evidentemente crede a Lauria), e non mettiamo la mano sul fuoco se il suo pensiero autentico fossero le maldicenze che avrebbe sparso sul conto della segretaria o le lodi e i peana in pubblico. Anche perché non sappiamo se esiste, in quel labirinto di mente, un pensiero autentico.
Però abbiamo letto il romanzo epistolare (potrebbe intitolarsi “Le ultime lettere di Onofrio Rota”) di cui è stato autore in tempi recenti; come quando ha diffidato Lauria dal dire in giro che lui non voleva bene alla segretaria generale o a persone portate nella Cisl da Sbarra; o come quando ha scritto, era il primo dicembre, tre pagine sul patetico spinto che si concludevano con la sottomissione finale: “mi metto a disposizione della segretaria generale Daniela Fumarola per le decisioni che intenderà assumere, assicurando la mia massima collaborazione“.
Che un segretario generale si sottometta non al consiglio generale che lo ha eletto, ma a chi comanda a Via Po 21 già dice tutto (o meglio, ripete quel che è stato detto per intero il 31 ottobre 2014; e chi non si è opposto a quel commissariamento della Fai, nella Federazione e fra le altre federazioni, Fp e Fim in testa, ha accettato che si potesse arrivare a questo).
Evidentemente sapeva che il cosiglio generale gli era contro (si parla di dieci segretari regionali che si sono schierati contro di lui nell’esecutivo del 25 novembre) e allora ha giocato la carta della disperazione, il mettersi a disposizione per qualsiasi cosa alla mandante di quella rivolta (partita dal versante adriatico, anche se la Puglia ha mosso regioni più piccole ma con forti legami storici).
Ma la signora, forse per le comuni origini, sapeva che in questi casi fidarsi non è bene e non fidarsi è sempre meglio.
E così, con l’ultima lettera del 3 dicembre 2025, è calato il sipario sulla rappresentazione (se non ha ottenuto qualcosa in cambio delle dimissioni, ma stavolta ne saremmo molto sorpresi) e un’altra federazione cambia il segretario appena uscito dai battimani del congresso.
Ma non segnatevi la data; lo diciamo da “anni luce” di distanza, come diceva lui di noi dieci anni fa.
Perché, dieci anni dopo, la luce di questo blog brilla ancora e la data del 9 marzo la conoscono tutti. Nel 2035 il 3 dicembre sarà soltanto l’onomastico di chi si chiama Francesco Saverio.
il9marzo.it
TRASPARENZA – Questo blog è stato finanziato con eur. 32.700 dalla Cisl che ha perso la causa per diffamazione intentata contro di noi ed ha dovuto pagare le spese.
E mi ha pure rovinato l’ingresso dopo tanti chilometri di cammino nella cattedrale di Santiago con il pessimo tempismo di quella ridicola e penosa lettera, non personale, ma in quanto segretario generale Fai, protocollandola. E io che, invece, mi aspettavo la solita telefonata che iniziava con: “Francesco come stai, come va, cosa posso fare per te?”.
C’è del buono in ogni persona sicuramente.
Ma nel caso di Rota bisogna attivare proprio una squadra professionista di eccellenza di ricerche. E il risultato non pare certo.
Sinceramente mi è dispiaciuto che Francesco si sia autosabotato, trasformandosi nell’irato profeta della CISL. Sono contento che abbia detto che c’è vita oltre il nostro sindacato e spero smetta di occuparsene ossessivamente. Questo blog, invece, mi pare troppo rancoroso. Capisco che sentiate di essere vittima di un’ingiustizia e in parte lo siete stati (anche se era meglio non attendere il 90 minuto per dire no alla fusione con la FILCA: ci vuole più coraggio). Anche a voi auguro di trovare serenità, la CISL va avanti e bene anche senza di noi caro Savino
I gol al minuto 90 valgono quanto quelli al minuto 1, e semmai sono più gustosi.
Poi, è vero, sarebbe stato meglio parlare chiaro subito. Ma questo vale anche in entrambi i sensi.
Ad esempio. all’Ergife fu messo in votazione lo scioglimento della federazione, per procedere il giorno dopo alla creazione dal nulla della nuova federazione. E la cosa non era stata affatto prospettata dall’inizio in questi termini. Chi era disponibile all’accorpamento ma non al previo scioglimento non aveva avuto occasione di votare contro prima dell’Ergife.
Per la terza volta dopo Sbarra e Rota la Fai avrà un nuovo segretario generale “esterno”, ovvero deciso da via Po e proveniente da fuori categoria. Dalla notte dell’Ergife non siamo stati più capaci di produrre dirigenti autorevoli. Almeno la Fnp, da sempre governata da figure messe da via Po, negli ultimi 2 giri ha espresso suoi segretari generali. Che stagione difficile