Potenza del whistleblowing

Sembra di essere tornati indietro di dieci anni. All’epoca Fausto Scandola era stato espulso con provvedimento d’urgenza adottato dalla Cisl-Probiviri inventandosi questo inesistente rimedio cautelare perché la sospensione non sarebbe bastata a buttare via i suoi ricorsi contro i massimi dirigenti confederali. Dei quali a fatica venivano fuori i redditi, e solo dopo aver fatto un regolamento nuovo con i quali potessero essere compatibili.

D’ora in poi, si disse, tutti devono pubblicare i redditi (quadro C); che era anche una maniera per non rispondere del passato (e di evitare la pubblicazione del dato previdenziale), ma era almeno un impegno certo. Poi c’era chi se ne scordava, ma i quadri C ricomparivano appena qualcuno, ad esempio Report, tornava a chiedere informazioni precise e non si accontentava della filastrocca furlaniana “lacislèunacasadivetro”.

Nel frattempo, Fausto Scandola era morto da espulso (al suo funerale non volle bandiere) e la sua vicenda era stata rievocata nel libro “Prender parola. Il metodo Scandola”. Che aveva un capitolo intitolato “Ma Scandola non è un whistleblower” (come invece lo aveva definito il Corriere della Sera), cioè non era qualcuno che “dall’interno di un’organizzazione rivela all’esterno cose che è interesse pubblico sapere mentre sarebbe interesse dell’organizzazione tenerle nascoste. Il tutto, preferibilmente coperti dall’anonimato” (così a p. 90). Scandola invece era un sindacalista, che quindi aveva sollevato il problema degli stipendi più alti di quelli indicati dal regolamento dentro al sindacato, e solo dopo essere stato espulso senza avere risposta alle sue denunce, ha cercato i mezzi di informazione. Ha preso parola prima nella Cisl, poi da fuori quando è stato messo fuori.

Dieci anni dopo, si torna a parlare di trasparenza nella Cisl a seguito del ricorso ai probiviri di Francesco Lauria contro la segreteria confederale per la mancata pubblicazione dei redditi 2024 quando si era ormai verso la fine del 2025, e quindi si torna a guardare cosa c’è nel sito confederale. E così si può scoprire che nel frattempo la Cisl si è dotata di un servizio di whistleblowing, “dove potete segnalare anche in modo anonimo qualsiasi attività illecita”. Tecnicamente si chiama “canale interno per la gestione delle segnalazioni”, in applicazione delle norme nazionali ed europee in materia.

Ma ve lo immaginate Fausto che, invece di prendere parola negli organi democraticamente eletti e fare ricorso agli organi di giustizia interni, scrive in maniera anonima una letterina al canale interno di Via Po 21? Ecco perché non era un whistleblower, tanto meno anonimo (mentre le lettere anonime andavano parecchio di moda in quel clima da basso impero che ha portato al potere il tandem Furlan-Sbarra).

E se Fausto tornasse oggi, secondo voi cosa farebbe? Prenderebbe parola, o userebbe il servizio che gli garantisce l’anonimato? Per scrivere poi a chi? Al responsabile della gestione del canale scelto da Via Po 21, cioè ad un signore portato nella Fai e nella Cisl dal dottor Sbarra, all’epoca dell’Anas e oggi al servizio delle destre?

Giovanni M. per il9marzo.it

TRASPARENZA – Questo blog è stato finanziato con eur. 32.700 dalla Cisl che ha perso la causa per diffamazione intentata contro di noi ed ha dovuto pagare le spese.

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2 Commenti - Scrivi un commento

  1. La Fim Cisl approvò nel suo regolamento che tutti i dirigenti dovevano consegnare l’estratto contributivo e seguendo quello aveva già fatto la Fim Cisl di Milano dagli anni ‘90 che ogni dirigente doveva comunicare il raggiungimento dei requisiti contributivi/anagrafici per la pensione.

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