Io sono orgoglioso di Angela Merkel

Norbert Blüm, che è stato il ministro del lavoro in Germania dal 1982 al 1998, appartiene ad una generazione di democristiani tedeschi piuttosto critica verso Angela Merkel, che spesso accusa la cancelliera venuta dall’est di agire in maniera ‘ troppo pragmatica e poco radicata nei valori fondamentali del partito. In particolare, per Blüm, la Merkel rappresenta un’involuzione neo-liberale della Cdu.

Con questo articolo, pubblicato dall’edizione domenicale della Franfurter Allgemeine Zeitung (e tradotto per noi dal signor Giovanni Graziani, che ringraziamo) Blüm si schiera dalla parte della Merkel, e contro chi trama per farla cadere, sulla questione (decisiva per l’identità della Cdu, della Germania e dell’Europa) dell’accoglienza dei profughi.

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Io sono orgoglioso di Angela Merkel, di Norbert Blüm

(Traduzione dell’articolo Auf Angela Merkel bin ich stolz, in Faz am Sonntag, 1 novembre 2015, pagina 10)

Non sono mai stato uno che corresse il rischio di far parte dell’ “Angela Merkel Fanclub”. Il suo discorso programmatico quando fu eletta presidente del partito, in cui il valore della giustizia veniva banalizzato e ridotto ad una questione di correttezza degradando così un principio fondamentale ad una regola di buona condotta, e poi il congresso di Lipsia della Cdu, che propose la riforma del sistema sanitario finanziata da contributi uguali per tutti indipendentemente dal reddito, hanno rappresentato a mio avviso il punto più alto raggiunto dalla perversione neoliberale del mio partito. C’erano tra di noi mondi interi a dividerci.

Ora invece sento il dovere di scendere a suo fianco e sostenerla con tutte le mie forze.

Siccome non sono diventato sordo, sento bene che nel mio partito si mormora e si brontola. La linea politica seguita dalla Merkel sui profughi si scontra nella CDU, e ancor prima nella CSU, con grandi resistenze.

Ma la Merkel ha fatto semplicemente ciò che era scontato dovesse essere fatto, cioè salvare esseri umani in una situazione eccezionale di emergenza. Qualsiasi altra condotta sarebbe stata un’omissione di soccorso. E non c’è bisogno di essere particolarmente religiosi per ritenere che questa fosse la cosa giusta da fare. E’ sufficiente mettersi nei panni dei disperati messi in gabbia o spinti oltre il confine dai poliziotti ungheresi, senza essere mai accolti come sarebbe stato imposto sia dal dovere di ogni essere umano sia dal diritto europeo.

La Merkel ha aperto le porte. E cos’altro avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto che i vecchi, i bambini, le persone che non si reggevano in piedi proseguissero la marcia lungo le autostrade, o saltellare con le carrozzine dei bambini lungo i binari fra una traversina e l’altra? Lei non ha nulla da vergognarsi per la sua scelta di ospitalità umanitaria, e sarebbe veramente messa male una Cdu che la volesse buttar giù per questo.

La sera in cui i profughi sono stati accolti a Monaco di Baviera da tante persone pronte ad aiutarle io mi sono sentito orgoglioso del mio paese, e pieno di rispetto per una cancelliera, che aveva mostrato di sentire le cose nel verso giusto.

Non è stata la Merkel ad invitare i profughi a venire, non è stata lei a provocare il loro arrivo. Le masse di profughi c’erano ben prima che la Merkel aprisse la bocca. Persone in fuga dai decapitatori islamisti, dalle bombe di Assad, da un regime siriano che ha usato i gas tossici. Si è trattato semplicemente di un’operazione di salvataggio della vita di persone afflitte che hanno abbandonato i loro averi e la loro patria.

L’eredità migliore che abbiamo ricevuto dall’Europa, il nostro vecchio continente, è l’idea di dignità della persona umana. La prima frase della nostra costituzione è anche la più bella: “la dignità della persona è inviolabile“. E non “la dignità dei tedeschi è inviolabile”. Per questo motivo, la questione dei profughi è anche la prova della verità per l’Europa. Che sarà misurata sulla sua umanità, non sul suo prodotto nazionale lordo. E’ una questione decisiva, e non siamo stati noi a sceglierla.

Per la Cdu, Unione Cristiano-Democratica, la questione dei profughi si pone, che lo voglia o no, come la questione che interroga in modo decisivo la sua coscienza: come ti metti con la ‘C’ d’ ‘cristiano’ nel tuo nome? E’ solo un orpello decorativo, o è un imperativo?

Alla domanda di uno scriba, che per metterlo in difficoltà gli chiedeva “chi è il tuo prossimo?“, Gesù rispose con la parabola del Buon Samaritano. Il prossimo è colui che “fu assalito dai predoni“. Chi è in situazione di bisogno, è mio prossimo. In questo modo, Gesù delude tutti gli ideologhi che avrebbero risposto: mio prossimo è il mio fratello nella fede, il mio compatriota, il mio compagno di lotta di classe, e simili.

L’amore per il prossimo non è un triste programma. I soccorritori che alla stazione di Monaco hanno distribuito coperte e minestre calde ai profughi mostravano – almeno per quanto ho potuto vedere – volti più lieti di chi ha imbrogliato con i gas di scarico alla Volkswagen, o dei “calcio-trafficanti” della Fifa.

Forse è un’ironia della storia che proprio il partito al quale appartengo da 60 anni, oggi si debba porre la stessa domanda che è decisiva per gli stati d’Europa: con i profughi come vi comportate?

Di Viktor Orbán io mi vergogno. Parla dei profughi come di gente che viene perché  vuole far guerra e sconfiggere gli ungheresi come se si trattasse della battaglia di Lechfeld. Il suo cinismo è una vergogna particolare per il paese che nel 1989 fu il primo ad aprire un varco nella cortina di ferro.

Dei polacchi mi meraviglio. Solidarnosc è stato un segno luminoso, col quale è stata messa in ginocchio l’arroganza armata dell’Unione Sovietica. “Europa“ è stato il grido con cui la Polonia si è liberata dai vincoli che la legavano al blocco orientale. Ma ora, giunta alla libertà, torna a cadere in quel nazionalismo di cui è stato così spesso vittima nel corso della storia.

La Polonia va in senso opposto alla solidarietà europea, e tradisce le sue migliori tradizioni.

E l’Internazionale socialista, dove sta? A cantare belle canzoni.

Di Angela Merkel io sono orgoglioso.

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