“In questa organizzazione (…) l’esercizio del potere avviene con lo stesso spregio, la stessa noncuranza per il giudizio degli altri che ebbe Caligola quando nominò senatore il suo cavallo”.
Con questo giudizio amaro, di quelli che non è raro sentire da chi si riprende piena libertà di parola, Ada Paletta ha accompagnato la comunicazione al consiglio generale della Femca del Lazio delle proprie dimissioni da segretaria generale. Una lettera con giudizi forti ma non sorprendenti, visto che la descrizione che ne esce è analoga a quelle fatte da molti altri un po’ per tutta la Cisl: un’organizzazione ripiegata sulle dinamiche interne, sul controllo e la conservazione delle posizioni, senza lasciare tempo, spazio ed energie alla necessità di migliorare la rappresentanza del lavoro e coltivare l’innovazione, all’interno e nell’azione esterna.
In pratica, una storia già vista altre volte e di cui non c’è da dubitare, tanto che l’unica domanda che può restare è se l’imperatore Caligola che usa del suo potere con spregio degli altri fino a far fare carriera a qualche bestia non sia, questa volta, un’imperatrice.
Per il resto, il quadro offre tutti gli elementi più classici, ai quali non si stenta a credere: “intrighi di palazzo”, difesa dello “status quo” e del “quieto vivere” come ideale di troppi; e poi “ordini di scuderia contro chi non è allineato”, i “cecchini” che colpiscono chi è sgradito, un’organizzazione dove c’è “chi parla solo di sé stesso e non ascolta gli altri”, e “chi sostiene persone senza alcun merito”, fino al punto di premiare l’inettitudine e l’immobilismo, purché funzionale alla gestione del potere.
E se nella lettera manca l’esplicitazione di un motivo preciso per le dimissioni (peraltro dopo essere stata rieletta nel marzo scorso; e quest’anno non è nemmeno un record) quel che è chiaro è che qualcuno si è dedicato a “ordire trame e organizzare imboscate” e che ora sono già pronte per l’uso le solite maldicenze (“al di là delle motivazioni con le quali qualcuno cercherà di spiegare la mia decisione…”) che dai palazzi imperiali non si manca mai di diffondere in questi casi.
Quindi è credibile che Ada sia rimasta vittima (non la prima, ed è facile pronostico che non sarà l’ultima) di “trame e imboscate” che costituiscono l’occupazione principale di un ceto di sindacalisti abituato a guardare a sé invece che al mondo del lavoro da rappresentare. Gente che ragiona come gli impiegati che sono diventati invece che come i dirigenti che dovrebbero essere.
E così continua lo sgocciolamento della dirigenza della Cisl, dove molti degli elementi più dinamici lasciano, qualcuno per dedicarsi ad altro e qualcuno per passare ad altre organizzazioni ben liete di rafforzarsi.
Mentre a rimetterci è una Cisl sempre meno all’altezza della propria storia.
Giovanni M. per il9marzo.it
Riportiamo la lettera inviata da Ada Paletta ai membri del consiglio generale della Femca Cisl per rendere pubbliche le sue dimissioni
Con la presente vi informo che ieri, 11 novembre, ho rassegnato le mie dimissioni da Segretario Generale della Femca del Lazio.
Lascio questa organizzazione dopo oltre vent’anni di militanza e di impegno politico sindacale con la consapevolezza di aver fatto la scelta migliore per la mia vita, per il mio modo di essere, per i valori che hanno sempre guidato la mia condotta personale, lavorativa, umana.
Al di là delle motivazioni con le quali qualcuno cercherà di spiegare la mia decisione, la verità è che non posso e non voglio più continuare a lavorare e a vivere in un’organizzazione che non premia l’impegno e i risultati e permette ai suoi dirigenti di ordire trame e organizzare imboscate al solo scopo di mettere il proprio tornaconto e la gestione del potere davanti agli interessi dei lavoratori con la certezza che nessuno chiederà loro conto di comportamenti e azioni contrarie al bene dell’organizzazione.
Troppi sono i dirigenti di questa organizzazione che invece di dedicarsi al lavoro sul territorio, nelle aziende e per i lavoratori che dovrebbero rappresentare si preoccupano di blindare la loro posizione con “intrighi di palazzo”. Chiunque sfugga a questa logica dedicando il tempo ai fondamentali dell’impegno sindacale (formazione, relazioni con iscritti e delegati, curando le relazioni con le associazioni datoriali) viene visto come un pericolo per lo status quo, un esempio che potrebbe danneggiare il quieto vivere. Così parte l’ordine di scuderia contro chi non è allineato, i cecchini imbracciano le armi per non lasciare spazio a chi opera portando risultati concreti, migliorando la reputation di un sindacato che si sta sempre più allontanando dalle persone, dai giovani, dalle cose concrete e realmente utili.
In questa organizzazione il potere viene esercitato non prendendo in considerazione il lavoro svolto e i risultati portati ma premiando chi è asservito nonostante le evidenti inettitudini che nessuno osa criticare perché le qualità che dovrebbero essere la conditio sine qua non di un sindacalista: empatia, capacità relazionali e organizzative, velocità di azione e di sintesi, intuito, non contano. Conta solo essere asservito e l’esercizio del potere avviene con lo stesso spregio, la stessa noncuranza per il giudizio degli altri che ebbe Caligola quando nominò senatore il suo cavallo.
Vi saluto augurandovi che non dobbiate mai trovarvi nella situazione nella quale mi sono trovata nelle ultime settimane. Vi lascio con il consiglio di cercare la vostra strada dove si possa fare attività sindacale con serenità, dove si possa avere la libertà di esprimere i propri pensieri e le proprie idee. Soprattutto non fidatevi di chi parla solo di sé stesso e non ascolta gli altri, di chi promette percorsi di crescita e di formazione che stentano ad arrivare, di chi sostiene persone senza alcun merito.
Cordialmente
Ada Paletta
TRASPARENZA – Questo blog è stato finanziato con eur. 32.700 dalla Cisl che ha perso la causa per diffamazione intentata contro di noi ed ha dovuto pagare le spese.
Ad Ada, che ho conosciuto e apprezzato in svariate occasioni di formazione sindacale con la Femca Cisl del Lazio e non solo, non posso che dedicare le mie (e non solo mie) riflessioni di ieri, sul potere e il maschile.
Il paragone che la dottoressa Palette (segretaria generale della Femca Cisl del Lazio fino a pochi giorni fa e laureata a Roma in Antropologia presso l’Università Sapienza) con la nomina a senatore da parte dell’imperatore Caligola del suo cavallo Incitatus è, davvero, brillante e perfetto.
Ada, so che le leggerai, queste parole sono dedicate e te e, se leggi fino in fondo, non sono parole solo maschili:
https://fiesolebarbiana.blogspot.com/2025/11/il-richiamo-della-buona-strada-maschi.html
Con stima e affetto,
Francesco Lauria
la lettera ha un grande limite: evidenzia che la legittimazione attiva solo dall’alto. Distacchi, risorse centralizzate aiutano a guastare tutto.
Se la democrazia non funziona
dal basso, non è democrazia.
ps2. le donne hanno vita difficile quando al potere ci sono donne con ferite non risolte
Ada, che non conosco, scende dal cavallo per sua scelta, contesta e smonta, quindi si guadagna la stima di tutti. Ma chi contesta dove essere smontato non per dimissioni ma per altro deve farsi prima un esame di coscienza e dire: ma prima di farmi scendere perché non vedevo le stesse cose che vedo oggi?