Alla presenza, parte seconda (che vuol dire unanimità)

In un post precedente ci chiedevamo se Andrea Zanin, nuovo segretario regionale della Fai nel Veneto, fosse stato eletto all’unanimità (comunque “alla presenza” del commissario).

Leggendo il sito della Cisl del Veneto abbiamo trovato la risposta: l’amico Zanin ha avuto un consenso enorme: 35 voti su 36 votanti. Bel colpo! E complimenti sinceri a Zanin per un risultato che una volta si sarebbe detto “bulgaro” (nella Bulgaria del socialismo reale e del centralismo democratico si decideva tutto con almeno il 99 per cento dei consensi perché nessuno contraddiceva la linea del partito).

E però la nota della Cisl del Veneto, se da una parte ci ha tolto un dubbio, dall’altra ci confonde le idee. Perché l’anonimo estensore della nota scrive che Zanin è stato eletto “all’unanimità con 35 voti su 36 votanti”? Ma unanimità non vorrebbe dire il voto “di ciascuno degli aventi diritto al voto, nessuno escluso“?

D’altra parte, possiamo capire: in una Cisl dove una votazione democratica in cui ci si divide fra favorevoli e contrari diventa motivo di commissariamento con ignominia, a dire che non si è stati eletti all’unanimità (tanto più se “alla presenza”!) si rischia per passare per uno che non ha in pugno la situazione; uno che non controlla il parco buoi di iscritti e delegati, che poi magari al congresso di scioglimento (invece di batter, batter le mani) votano  liberamente. Uno, insomma, inaffidabile per i vertici (perché, un po’ come nell’Urss, nella Cisl di oggi si è ancora eletti dal basso, ma per seguire le direttive dall’alto).

Ma lasciamo perdere; l’importante è che Zanin sia stato eletto bene ed abbia ricevuto il compenso per quello che ha fatto.

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