L’etica e l’etichetta

Non ci si rivolge così ad una signora! E’ questa, più o meno, la conclusione del procedimento di fronte ai probiviri della Cisl del Veneto promosso dalla segreteria confederale contro il pensionato Scandola. Un procedimento che ha portato ad un richiamo scritto per lui, che ha riconosciuto ed ammesso (come riportano le motivazioni) di essere stato “villano” e “poco educato” nel rivolgersi ad Anna Maria Furlan,  usando toni un po’ forti (ma neanche tanto…) per sollevare il “problema delle eccessive retribuzioni che la vicenda dell’ex segretario Bonanni aveva evidenziato”; ma non un gran risultato per la segreteria confederale, che aveva messo “otto firme otto” sotto ad un deferimento all’unanimità che suonava come un “vogliamo che questo ce lo levate dai piedi”, ed invece è finito nel (quasi) nulla.

Certo, visto il peso politico dei ricorrenti la decisione non sarà stata facile (il lodo parla di un “ampio ed acceso dibattito” nel collegio), probabilmente si tratta di un compromesso che concede qualcosa (perché comunque ora Scandola è “pregiudicato”) a chi voleva la sanzione esemplare sollecitata da Via Po 21. Ma nel complesso si tratta di un lodo che non toglie ulteriore credibilità al sistema della giustizia interna alla Cisl.

Quindi, il “villano Scandola” può aver non rispettato l’etichetta, il bon-ton, le consuetudini dell’alta società (che del resto, crediamo, non ha mai frequentato); ma resta aperta la questione etica che ha sollevato con toni che potranno essere poco garbati, ma sono comunque da preferire alle lettere anonime scritte da chi è interessato a colpire qualcuno ed a favorire qualcun altro (come negli ultimi tempo è accaduto un po’ troppo spesso, nella Cisl e nella Fai).

La cosa ci fa piacere sotto diversi profili: sia perché, senza inutili moralismi, non è sbagliato chiedere un po’ di trasparenza su certi temi (chi rappresenta lavoratori che guadagnano poco è meno rappresentativo, e meno credibile, se guadagna un po’ troppo), sia perché una delle otto firme che ne chiedevano la testa era quella del nostro beneamato commissario (a proposito di villania, chi ha letto la lettera di contestazione per il licenziamento di Giampiero Bianchi ne ha presente un esempio certo più alto di quello offerto dallo scandaloso Scandola…).

Forse ora anche alla Fai qualcuno potrebbe comprendere che non è obbligatorio alzare le mani e nascondersi tremanti come foglie al solo sentir pronunciare il nome di Sbarra Luigi (e degli altri simpatici compari della segreteria confederale).

Perché nella Cisl il libero dibattito è ancora tutelato. Basta non essere troppo villani.

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2 Commenti - Scrivi un commento

  1. Certo, non bisogna essere villani con le signore di una certa classe… come la Furlan. Ma di Sbarra, classe o non classe, tutto si può dire tranne che sia una signora!

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  2. Penso che quando Anna Maria Furlan ha fatto apporre in calce al deferimentoo dello Scandola anche la firma degli altri sette segretari non si sia ricordata del detto che se una donna fa un figlio in nove mesi non significa che nove donne assieme lo possono fare in uno!

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